Negli ultimi anni, il mercato dei distillati ha assistito a una vera e propria esplosione del consumo di gin, con la nascita di nuovi brand e micro etichette. Ma cos'è il gin? Come si produce? Questo articolo esplorerà la storia di questa bevanda spiritosa, sfatando alcuni falsi miti ed elencando le principali botaniche utilizzate nella sua produzione.
Cos'è il Gin?
Il gin è una bevanda distillata con un sapore predominante di ginepro, con una gradazione alcolica di almeno 37,5%. La sua produzione parte da alcol di origine agricola ridistillato in presenza di bacche di ginepro. All'interno della famiglia del gin, si distinguono due grandi categorie: il London Dry e il gin "distillato". Il London Dry rappresenta la forma più tradizionale e pura di produzione, consentendo l'uso esclusivo di ingredienti naturali durante il processo di distillazione. La seconda categoria è più permissiva, ammettendo l'utilizzo di essenze, alcolati e aromatizzanti aggiunti dopo la distillazione. Oltre al ginepro, non ci sono limiti all'uso di botaniche: fiori, spezie, radici, cortecce, foglie, frutti, alghe e persino gusci di molluschi.
Origini Storiche e la Contesa tra Italia e Olanda
L'origine della storia plurisecolare del gin e della sua fortunata produzione è appassionatamente dibattuta. Due nazioni si contendono la palma dell'invenzione di questo distillato: l'Italia, storicamente il maggior produttore al mondo di ginepro, e l'Olanda, con il jenever, distillato nazionale tuttora in produzione. Il gin, come lo conosciamo oggi, è stato inventato dagli inglesi sulla base del jenever. Tuttavia, l'Italia può vantare la creazione di distillati infusi con il ginepro molto prima dell'invenzione del gin. In entrambi i casi, si tratta di distillati con infusione di ginepro creati come rimedio medicamentoso, sull'onda delle infusioni di erbe mediche in alcol molto popolari fino al diciannovesimo secolo.
A differire è la base alcolica in cui il ginepro è infuso: in Italia, alcuni trattati cinquecenteschi riportano l'utilizzo del ginepro in un'infusione alcolica di distillato di vino, una scelta peculiare poiché abitualmente si usava il vino e non la sua acquavite. La ricetta originale del jenever, invece, è stata per lungo tempo attribuita a un dottore in farmacia francese residente a Leida, Franciscus Sylvius De La Boe. La leggenda narra che nel 1658 sviluppò un'infusione di ginepro in alcol di cereali come rimedio per la gotta di cui soffrivano i ricchi olandesi del tempo. Il ginepro, infatti, ha proprietà drenanti e antireumatiche, utili in una nazione così ricca di canali e corsi d'acqua.
La nascita del jenever in Olanda fu possibile anche grazie al fatto che questo paese possedeva la più grande flotta mercantile dell'epoca, sviluppando di fatto un monopolio su spezie e liquori con la potente "Compagnia delle Indie". Nel jenever, infatti, il ginepro viene mescolato insieme ad altre spezie che arrotondano ulteriormente il sapore di questo prodotto. Grandi consumatori del genever furono le truppe olandesi dell'epoca, che lo adottarono come "coraggio liquido" da ingurgitare prima di ogni battaglia. Assumere "Dutch Courage" o "coraggio olandese" divenne prassi anche per le truppe inglesi sin dalla Guerra dei Trent'anni. Ciò, unito agli ottimi rapporti commerciali con la Gran Bretagna, fece sì che il jenever si diffondesse fino a diventare il prodotto principale per l'esportazione olandese.
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L'Evoluzione del Gin in Inghilterra
I britannici, già amanti della rotondità cerealicola del whisky, mostrarono di gradire la nuova bevanda, che aveva il vantaggio di non richiedere invecchiamento. Grazie alle conoscenze sulla distillazione e alla disponibilità di materia prima, si cominciò quindi a produrre un gin con una base di cereali non maltato che manteneva una rotondità e dolcezza di base del distillato. Alcuni produttori contemporanei continuano a realizzare questa tipologia di gin, nel quale le note balsamiche del ginepro sono molto meno presenti, con il nome di Old Tom gin.
In Inghilterra si creò una spaccatura nei consumi di gin: il popolo lo preferiva al più costoso whisky, mentre la nobiltà continuava a consumare i distillati a base di vino, soprattutto di provenienza francese. La diffusione del gin fu rapida e nel 1743 i sei milioni di sudditi inglesi ne consumarono quasi settanta milioni di litri. Il gin, negli strati più bassi della società, rappresentava spesso l'unico modo per riempirsi lo stomaco e recuperare energie. L'alcolismo divenne una piaga diffusa, anche tra le donne gravide e i minorenni, con un conseguente aumento dei crimini e della mortalità infantile. Nel 1751, Giorgio II cercò di mettere un freno a questa situazione con la legge nota come "Gin Act", tassando il gin prodotto in Inghilterra, vietandone la produzione casalinga e la vendita in locali non autorizzati. Purtroppo, la legge non sortì gli effetti desiderati, perché non pose rimedio alla povertà e alla fame della parte più debole della popolazione, ma anzi venne accolta con tumulti e rivolte che misero a ferro e fuoco le città.
Gin Tonic: Nascita e Diffusione di un Classico
L'origine e la storia del Gin Tonic risalgono all'India sotto il dominio britannico. Agli inizi del ‘700, stava cominciando a diffondersi la malaria, malattia che poteva essere curata solo attraverso erbe medicinali. Chiamato dagli olandesi "jenever", il Gin venne creato nel 1650 all'Università di Leiden da Dr. Sylvius. Si trattava di una sorta di "pozione" capace di liberare gli effetti benefici che le bacche di ginepro avevano per il sangue. Nel XVII secolo, la Repubblica olandese protestante si divise dall'Impero Cattolico Spagnolo. Dal momento che anche gli inglesi erano protestanti, gli olandesi decisero di allearsi con loro nella lotta di religione. Fu proprio così che il popolo olandese conobbe quel distillato che venne poi chiamato Gin.
Nello stesso periodo, i coloni spagnoli scoprirono che gli indigeni utilizzavano la corteccia dell'albero Cinchona per curare la febbre. Una pianta miracolosa che venne diffusa in Europa da gesuiti con cui curare la peste. E proprio nel 1736, gli inglese ne scoprirono le proprietà e capirono che era molto efficace anche per curare la malaria. Il rimedio a base di chinino si diffuse rapidamente in tutto il mondo. Nel XVIII secolo, quando gli inglesi colonizzarono l'India, portarono con sé acqua tonica e Gin che, ben presto vennero arricchiti dal lime. Piano piano il Gin divenne molto amato anche in Spagna, in Francia e nel Regno Unito. Ed è proprio in Francia che il Gin Tonic ebbe il suo momento di massimo splendore a cavallo tra il 1980 e il 1990.
La Composizione del Gin: Ingredienti e Processo di Produzione
La parola "gin" la si trova scritta per la prima volta in The Fable of the Bees di Bernard Mandeville (1714). Le origini del gin si ricongiungono a due elementi fondanti: le bacche di ginepro, utilizzate sin dall'antichità per le loro proprietà curative e per il loro profumo, e l'alcol. Ma l'alcol di cui parliamo è distillato, quindi per la sua produzione dobbiamo aspettare l'invenzione dell'alambicco, avvenuta nel 1° secolo d.C. e attribuita agli alchimisti arabi, che hanno potuto separare l'etanolo dall'acqua con questo mezzo che sfrutta il fatto che il primo evapora a 78,3°C mentre la seconda a 100°C. Gli arabi inventarono la distillazione per motivi religiosi, ma ben presto si è capito anche il valore a livello medicinale degli estratti così ottenuti e così l'alambicco si è diffuso anche nell'attuale Europa.
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I monaci Benedettini dell'Università Medica di Salerno furono i primi a creare dei proto-gin con l'uso degli alambicchi, cioè distillati che oggi sarebbero considerati a tutti gli effetti gin. Un altro punto importante della storia degli alcolici è il XIV secolo, quando la Peste Nera ha dimezzato la popolazione europea, facendo sì che la forza lavoro divenisse più importante e meglio pagata. Ciò, oltre a concorrere alla fine del feudalesimo, ha fatto sì che tantissimi contadini si trasferissero nelle città, ed è nata così la necessità di produrre alcol in scala commerciale.
Il Genever è il distillato tipico di Olanda e Belgio ed è molto diverso dal gin, pur utilizzando il ginepro (genever, in olandese). Il genever è un distillato di “maltwine” con erbe e spezie tra le quali il ginepro, più simile al whisky come sapori che al gin. Per legge, può essere così chiamato solo se prodotto nei Paesi Bassi (Olanda, Belgio e Lussemburgo, Fiandre francesi e un pezzettino della Germania). In origine i distillati di ginepro erano usati anche in queste zone a scopo medico e solo in seguito si è aggiunto l’aspetto ludico. L’invenzione del genever è infatti attribuita a un medico ricercatore dell’Università di Leida, il dottor Franciscus Sylvius, che ha creato tonici a base di ginepro tra il 1658 e il 1672.
Sono diverse le situazioni in cui gli inglesi sono entrati in contatto con il genever. La prima è stata durante la fallimentare campagna militare che Robert Dudley, primo Conte di Leicester, ha promosso nel 1585 contro i Paesi Bassi. A quei tempi i distillatori inglesi stavano iniziando a sperimentare con le bacche di ginepro. La seconda quando invece olandesi e inglesi hanno combattuto fianco a fianco durante la Guerra dei Trent’anni (1618-48) e i soldati britannici hanno imitato con gusto l’usanza degli alleati di bere un goccio di genever prima della battaglia. Alla fine del ‘600 le bevande preferite dei ricchi e dei reali erano il brandy francese e il genever olandese. I poveracci, nel tentativo di imitare i benestanti, bevevano quella brutta copia del genever che venne chiamata “gin”.
Il gin è uno degli alcolici più versatili e apprezzati al mondo, utilizzato in una vasta gamma di cocktail classici e moderni. Ma da cosa è fatto il gin? Questa domanda sorge spesso tra gli appassionati e i neofiti che vogliono scoprire di più su questo affascinante distillato.
Gli Ingredienti Base del Gin
Da cosa è fatto il gin? La risposta parte dai suoi ingredienti base, che comprendono:
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Alcol neutro: Il gin viene prodotto utilizzando un alcol neutro, spesso derivato da cereali come orzo, mais, segale o grano. Questo alcol è distillato ad alta gradazione per eliminare sapori indesiderati e creare una base pulita. L'alcol neutro funge da tela bianca su cui le botaniche possono esprimersi pienamente, senza interferenze di sapori preesistenti.
Ginepro: Il ginepro è l'ingrediente distintivo del gin e deve essere presente per legge. Le bacche di ginepro conferiscono al gin il suo caratteristico sapore fresco e resinoso. Il ginepro è fondamentale non solo per il suo aroma, ma anche per le sue proprietà curative storicamente riconosciute.
Botaniche: Oltre al ginepro, il gin può contenere una vasta gamma di botaniche. Le più comuni includono:
- Coriandolo: I semi di coriandolo aggiungono note speziate e agrumate che bilanciano la freschezza del ginepro.
- Radice di angelica: Conferisce note terrose e legnose, aiutando a fissare gli altri aromi.
- Scorza di agrumi: Scorze di limone, arancia o pompelmo aggiungono freschezza e vivacità.
- Radice di iris: Contribuisce con note floreali e aiuta a stabilizzare il bouquet aromatico.
- Cardamomo: Aggiunge una leggera piccantezza e dolcezza.
- Cannella: Dona calore e dolcezza speziata.
- Altri ingredienti: Alcuni distillatori utilizzano botaniche esotiche e regionali, come lavanda, pepe rosa, bacche di cubebe, fiori di sambuco e molti altri, per creare profili aromatici unici.
Il Processo di Produzione del Gin: La Distillazione
Il processo di produzione del gin può variare, ma generalmente include le seguenti fasi:
Macerazione: Le botaniche vengono macerate nell’alcol neutro per un periodo di tempo variabile. Questo permette agli aromi e agli oli essenziali di infondersi nell’alcol. La durata della macerazione e la temperatura possono influire significativamente sul profilo aromatico finale del gin.
Distillazione: La miscela macerata viene poi distillata. Esistono diversi metodi di distillazione, tra cui:
- Pot Still: Un metodo tradizionale che prevede la distillazione in piccoli alambicchi di rame. Questo metodo consente una maggiore interazione tra l’alcol e il rame, rimuovendo impurità e contribuendo a un gusto più morbido e complesso.
- Column Still: Utilizzato per produzioni su larga scala, questo metodo impiega colonne di distillazione per ottenere un alcol più puro. È più efficiente e consente un controllo preciso della distillazione.
- Vapour Infusion: Le botaniche vengono poste in un cestello attraverso il quale passa il vapore dell’alcol, estraendo delicatamente gli aromi. Questo metodo è particolarmente indicato per botaniche delicate che potrebbero perdere le loro caratteristiche se immerse direttamente nell’alcol.
Diluzione e imbottigliamento: Il distillato viene diluito con acqua pura fino a raggiungere la gradazione alcolica desiderata, solitamente intorno al 40-45% vol. Successivamente, il gin viene filtrato per rimuovere eventuali impurità residue e poi imbottigliato. Alcuni gin possono essere sottoposti a un ulteriore periodo di riposo per permettere ai sapori di amalgamarsi perfettamente.
Differenti Stili di Gin
- London Dry Gin: Il London Dry Gin è probabilmente il tipo di gin più conosciuto. Nonostante il nome, non deve essere prodotto a Londra. Questo stile richiede che tutti gli aromi siano naturali e aggiunti durante la distillazione, senza aggiunta di dolcificanti. Il risultato è un gin secco e pulito, con un profilo aromatico prevalentemente dominato dal ginepro e dal coriandolo.
- Plymouth Gin: Il Plymouth Gin deve essere prodotto a Plymouth, in Inghilterra. Questo gin è noto per il suo sapore leggermente più dolce e meno secco rispetto al London Dry. La sua composizione include una quantità maggiore di radice di angelica, che conferisce un corpo più pieno e rotondo.
- Old Tom Gin: L’Old Tom Gin è uno stile di gin più dolce, spesso considerato un antenato del London Dry. Era molto popolare nel XVIII secolo e sta vivendo una rinascita grazie alla crescente popolarità dei cocktail classici. La dolcezza aggiuntiva proviene solitamente da una piccola quantità di zucchero o sciroppo, che bilancia le note più forti del ginepro e delle spezie.
- New Western Gin: Il New Western Gin, o Contemporary Gin, si concentra meno sul ginepro e più su altre botaniche, permettendo una maggiore creatività ai distillatori. Questo stile è particolarmente apprezzato per la sua varietà di sapori e per l’innovazione nel campo della distillazione. Ogni distillatore può sperimentare con combinazioni uniche di botaniche, creando prodotti che possono variare ampiamente in termini di profilo aromatico.
L'Importanza delle Botaniche Esotiche e Regionali
Una delle caratteristiche più affascinanti del gin è la possibilità di utilizzare botaniche esotiche e regionali, che possono conferire al prodotto finale un carattere unico. Alcuni esempi includono:
- Lavanda: Aggiunge note floreali e dolci.
- Pepe rosa: Conferisce un tocco speziato e leggermente fruttato.
- Fiori di sambuco: Aggiungono dolcezza floreale.
- Bacche di cubebe: Offrono una nota pepata e legnosa.
- Agrumi locali: Come il limone di Amalfi o l’arancia di Siviglia, che conferiscono un profilo agrumato distintivo.
Sostenibilità nella Produzione del Gin
Molti produttori di gin stanno adottando pratiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale della produzione. Questo include l’uso di botaniche biologiche, la riduzione del consumo di acqua e energia, e l’implementazione di metodi di distillazione più efficienti. Inoltre, alcuni distillatori stanno utilizzando materiali riciclati per l’imballaggio e lavorano a stretto contatto con agricoltori locali per garantire una produzione etica e sostenibile.
Curiosità sul Gin
Il Gin e la Febbre del Ginepro
Nel XVII secolo, l’Inghilterra attraversò un periodo noto come "Gin Craze", durante il quale il consumo di gin raggiunse livelli altissimi. Questo periodo di follia alcolica fu innescato dalla politica del governo inglese che incentivava la produzione di gin per ridurre l’importazione di brandy dalla Francia, con cui l’Inghilterra era in conflitto. Il gin era incredibilmente economico e accessibile, il che portò a un consumo sfrenato tra le classi lavoratrici. Le conseguenze furono devastanti: alcolismo diffuso, aumento della criminalità e degrado sociale. La situazione diventò così grave che nel 1751 fu introdotto il "Gin Act", una legge che impose tasse elevate sulla vendita al dettaglio di gin e licenze costose per i produttori e i venditori, contribuendo a riportare la situazione sotto controllo.
Gin Tonic: Un Rimedio per la Malaria
La combinazione di gin e acqua tonica nacque come rimedio per la malaria nelle colonie britanniche. L’acqua tonica conteneva chinino, un trattamento efficace contro la malaria, ma dal sapore molto amaro. Per rendere il chinino più gradevole, i soldati britannici in India iniziarono a mescolarlo con gin, zucchero e lime. Questo non solo rendeva la bevanda più piacevole, ma contribuiva anche a rendere la prevenzione della malaria più accettabile e diffusa. Il Gin Tonic divenne rapidamente popolare anche oltre i confini delle colonie, diventando un classico cocktail apprezzato in tutto il mondo.
Il Gin nelle Arti e nella Cultura Popolare
Il gin ha avuto un ruolo importante nelle arti e nella cultura popolare. Durante il periodo del "Gin Craze", artisti come William Hogarth crearono opere d’arte che illustravano gli effetti devastanti dell’abuso di gin, come il famoso dipinto “Gin Lane”. Nella letteratura, Charles Dickens spesso menzionava il gin nei suoi romanzi, riflettendo la realtà sociale del suo tempo.
In tempi più recenti, il gin è diventato un simbolo di eleganza e raffinatezza grazie a film, libri e personaggi iconici. Ad esempio, il Martini, uno dei cocktail più famosi al mondo, è stato reso celebre da James Bond, il quale lo preferisce “agitato, non mescolato”. Inoltre, il gin ha ispirato canzoni come “Gin and Juice” di Snoop Dogg, che ha portato il gin sotto i riflettori della cultura hip hop.
Il Fenomeno dei Gin Bar
Negli ultimi anni, c’è stata una crescita esponenziale dei gin bar, locali specializzati che offrono una vasta selezione di gin e cocktail a base di gin. Questi bar spesso presentano menu dettagliati che raccontano la storia di ogni gin, le botaniche utilizzate e i migliori abbinamenti. Questo fenomeno ha contribuito a educare i consumatori e a diffondere la cultura del gin, rendendo questa bevanda sempre più popolare e apprezzata.
Il Gin e la Mixologia Moderna
Il gin è diventato una base fondamentale nella mixologia moderna. I mixologist apprezzano la sua versatilità e la capacità di combinarsi con una vasta gamma di ingredienti per creare cocktail unici. Alcuni dei cocktail più iconici a base di gin includono:
- Martini: Un classico elegante, fatto con gin e vermut dry, guarnito con un’oliva o una scorza di limone.
- Negroni: Un cocktail robusto e aromatico, composto da gin, vermut rosso e Campari, servito con una scorza d’arancia.
- Gin Fizz: Una bevanda frizzante e rinfrescante, a base di gin, succo di limone, zucchero e soda.
- Tom Collins: Un cocktail leggero e dissetante, preparato con gin, succo di limone, zucchero e acqua frizzante.
Il Futuro del Gin
Il gin continua a evolversi con nuove tecniche di distillazione e l’uso di botaniche innovative. La sostenibilità sta diventando un tema importante nella produzione del gin, con molti produttori che adottano pratiche ecologiche e ingredienti locali. Inoltre, il gin artigianale e le microdistillerie stanno guadagnando sempre più popolarità, offrendo ai consumatori una vasta gamma di opzioni uniche e di alta qualità.
Il gin è anche al centro di eventi e festival dedicati, dove gli appassionati possono scoprire nuove etichette, partecipare a degustazioni e incontrare i distillatori. Questi eventi aiutano a mantenere viva la cultura del gin e a diffonderne la conoscenza tra un pubblico sempre più ampio.
Gin e Rosoli: Un Legame Italiano Dimenticato?
Ancora un articolo sul gin? Ma non è già stato detto e scritto tutto? In effetti dal 2013 ad oggi sono 6 i libri pubblicati sull’argomento, a cui si aggiungono decine di articoli della stampa specializzata. Eppure qualcosa da scoprire ancora c'è. Secondo la tradizione, l’invenzione di questo distillato si deve ad un olandese: Franciscus de la Boë o de la Bouve, a seconda delle fonti, che di mestiere faceva il medico ed iniziò a distillare il ginepro alla ricerca di un diuretico come rimedio per i reni affaticati.
Tre indizi fanno una prova, diceva Agatha Christie, e qui di indizi ce ne sono parecchi. E’ molto probabile che i medici della Scuola di Salerno si cimentarono nella distillazione di qualunque cosa: dalla vinaccia alla birra, fino al sidro e che probabilmente il risultato l'avessero aromatizzato al ginepro. A supporto di questa teoria ci sono anche numerosi riferimenti, presenti in testi italiani e stranieri, che vanno dal Medioevo ad oggi, dove si scopre che distillati e liquori di ginepro erano molto utilizzati in Italia. Si trattava di acquaviti ed acque aromatizzate di scuola alchemica a scopo medicinale, dalla fabbricazione lunga e difficoltosa e dove la quantità di ginepro era quadrupla rispetto ad ogni altra pianta e che possiamo, quindi, considerare molto vicini ai gin a cui siamo abituati oggi. L’arrivo della dolcificazione di elisir ed alcolati, le cui prime testimonianze risalgono al 1600, segnò l’inizio della stagione dei rosoli, liquori ottenuti per distillazione, dove il nostro Paese ed il Piemonte in modo particolare, ebbero un ruolo primario.
I rosoli furono, di fatto, gli antenati prossimi dei gin italiani. Dimostrano la nostra maestria nella macerazione di piante aromatiche e nella loro distillazione. Tenendo presente il disciplinare odierno, la differenza fra questi ed il gin classico, come noi lo conosciamo, era una dolcificazione più marcata, ma il metodo produttivo era assolutamente uguale. Ma non mancano anche rosoli secchi, privi di zucchero, più vicini ad una concezione moderna del gin. Semplicemente rispondevano ad esigenze diverse. I primi erano voluttuari, i secondi a scopo medico, soprattutto digestivo e diuretico. Non essendo possibile dimostrare in maniera inconfutabile che il gin ebbe i natali in Italia quello che si può fare è supporre.
Essendo questi liquori la tipologia vincente di prodotto, nonostante si parlasse già di gin o geneva, gli autori italiani di fine Settecento, decisero di non cambiare il nome al distillato perdendo, di fatto, la possibilità di mantenere la paternità della tipologia, per via di un declino di notorietà dei rosoli causato dall’avvento dei vini aromatizzati. Il successo della scuola inglese e la successiva esplosione in America della miscelazione contribuirono a fare del gin uno dei suoi cavalli di battaglia. E così nei manuali italiani di distillazione di metà Ottocento iniziò a comparire la parola Gin ed a scomparire quella di rosolio.
L’Inghilterra e l’Olanda, con la loro potenza commerciale, imposero i loro distillati di ginepro sia nelle loro colonie che al di fuori. Una tradizione che diverrà, almeno sulla paternità delle origini, quasi totalmente olandese ed anglofona fra i due conflitti mondiali e dominio totale nel secondo Dopoguerra. I testi italiani, a quel punto, si dimenticheranno completamente dei trascorsi medioevali alchemici e rinascimentali dei nostri liquoristi e maestri di alambicco, ed accetteranno la paternità nord europea. Nessuno dei nostri autori cercò una timida difesa, analizzando manuali e farmacopee italiane sull’argomento antecedenti alla Prima guerra mondiale, come si evince semplicemente sfogliando la bibliografia di molti di questi. Perché, se è vero che non è possibile dimostrare che il gin ebbe i natali in Italia, non si può negare che la nostra nazione giocò un ruolo principale nella creazione di distillati di ginepro ma che ad oggi sembra dimenticato. Quella che molti considerano una moda, in realtà è una riscoperta di un prodotto ancestrale presente nel nostro DNA da secoli.