Se un gioco degli anni ottanta ha quel che ci vuole per sfondare, stai pur certo che il suo divertimento e le sue idee si dimostreranno valide anche per le generazioni successive. Ma non sempre le cose vanno per il verso giusto. BurgerTime Party! è un ibrido puzzle/platformer, dove preparare panini viene reso una questione di vita o di morte da salsicce assassine, strateghi fatti di lattuga e uova psicopatiche.
Un'Avventura Gastronomica Senza Trama?
La trama è basilare: le avventure del cuoco Peter Pepper non ne hanno una. Dopo la sua nascita nel 1982, la cucina di Peter è stata rivisitata a più riprese fino al 1990, per poi scomparire da ogni radar fino a un ritorno in sordina nel 2008 con BurgerTime Delight di Namco su cellulari. Nel 2012 ha fatto una sporadica comparsata nel classico Disney Ralph Spaccatutto, dove Peter Pepper ha usato i suoi hamburger per sfamare i clochard reduci dallo scollegamento del cabinato di Q*Bert. La scena iniziale mostra Peter Pepper alle prese con una sorta di “blocco dello scrittore” in salsa gastronomica.
Gameplay: Ricetta Invariata con un Tocco di Pepe
Il gameplay di BurgerTime è rimasto basilare così come lo era ai suoi albori: gli strati dei colossali hamburger da creare sono riposti su diverse piattaforme, da raggiungere arrampicandosi su e giù per le diverse scale a pioli piazzate nei livelli (niente salti!). Calpestando ogni strato di cibo, lo si fa cadere al ripiano sottostante, e se su quest’ultimo si trova già un altro strato, questo viene catapultato al piano di sotto. A dare “pepper” alle avventure di Peter in ogni stage ci sono improbabili nemici, che tenendo fede al BurgerTime originale ammontano a tre: la salsiccia, che insegue pedissequamente il protagonista, la lattuga che tenta di aggirarlo passando per altre scale, e l’uovo che invece va un po’ dove accidenti gli pare.
No, non siamo in uno scenario di “rivolta del cibo” (o cibo rivoltante?) in stile Sausage Party: Vita segreta di una salsiccia, ma poco ci manca. Peter Pepper ha tre vite (più la “vita zero”), ma morire non significa veder ripartire il livello; è più come se ci fossero quattro punti vita e una vita per ogni tentativo. Il cognome tutto pepe del protagonista non è un caso: con il tasto A, infatti, Peter può spruzzare pepe in faccia ai nemici, rendendoli temporaneamente inoffensivi. Nella prima modalità di gioco che ci viene proposta, però, avremo a disposizione solo tre pepiere: le munizioni limitate ci obbligheranno a lavorare sulla nostra strategia, optando più per l’utilizzo delle reazioni a catena per neutralizzare i nemici.
Modalità di Gioco: Un Menù Ricco (Anche se Ripetitivo)
Il menù principale ci propone diverse modalità di gioco, ognuna delle quali si presenta a sua volta come un menù (culinario, stavolta) le cui pietanze sono i singoli livelli. Il gioco, però, al primo avvio ci suggerisce la modalità single-player come unica opzione, e i primi livelli da essa offerta consistono nel tutorial. La modalità in giocatore singolo, Solo Burger, prevede come primo menù disponibile la selezione dei livelli che faranno da sfondo a un tutorial strutturato in maniera molto classica: ogni livello è costruito su misura per la nozione che vuole impartire. Man mano che si giocano i livelli, poi, si sbloccano anche le altre modalità e i “menù” ricchi di “pietanze” al loro interno. Questa presunta varietà, però, è solo nominale: al di fuori dell’occasionale hot dog, confezioneremo solo e soltanto hamburger. Non che questo sia un difetto, è solo una precisazione.
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Il secondo menù, Main Burger, con la sua selezione di livelli permette fino a quattro giocatori di darsi una mano per raggiungere l’obiettivo: in altre parole, è qui che risiede (anche) la modalità co-op. In questa modalità veniamo a conoscenza di due lati del multiplayer: il primo consiste nella presenza di Peter come solo personaggio giocabile, mentre il secondo consiste nel fatto che i personaggi condividono lo stesso numero di vite (una caratteristica con cui il gioco ben si presta al griefing).
Il terzo menù, invece, è Battle Burger, l’unica modalità di gioco ad essere esclusivamente fatta per il multiplayer, ed è qui che il gioco sembra prendere una graditissima ispirazione da Pac-Man Vs. creato da Nintendo per Namco. Qui i giocatori possono decidere se impersonare uno dei quattro Peter Pepper di diversa colorazione disponibili o se invece giocare da parte dei nemici commestibili. Ogni giocatore può usare una mossa speciale quando si carica la relativa barra: spruzzare il pepe per i cuochi, o correre per farsi strada attraverso il pepe nel caso dei cibi. Occhio al salsicciotto: non si sa come abbia fatto BurgerTime Party!
Infine, abbiamo Challenge Burger, la modalità sfida da giocare sia da soli che in co-op, dove rivive l’anima puramente arcade del BurgerTime originale, e si divide in Classic, Easy, Normal e Hard.
A completare il menù principale, abbiamo le opzioni (che consistono solo in scena di apertura e titoli di coda) e la teca dei trofei: quest’ultima comprende i trofei che, come per ogni titolo per console Nintendo finora, sono interni al gioco stesso.
Grafica e Suono: Un Mix di Stili
La prima cosa che salta all’occhio tanto da citare l’esclamazione introduttiva di ogni scontro di Cuphead è lo stile grafico adottato: le salsicce e i loro compari non sarebbero fuori posto in quel gioco, sebbene ogni animazione dell’acclamato indie di MDHR sia stata disegnata interamente a mano. Dal punto di vista del sonoro, invece, non c’è poi tutto questo granché da dire: per quanto gradevole, la colonna sonora sembra abbastanza anonima, e il jingle di BurgerTime, riarrangiato in salsa moderna, quando viene ripetuto sia all’inizio che alla fine del livello tende a venire un po’ a noia abbastanza presto. Capisci di aver giocato troppo a BurgerTime Party!
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Longevità e Controlli: Un'Esperienza Agrodolce
Il gameplay è funzionale, senza infamia ma senza nemmeno alcuna lode. A reggere in piedi la baracca è la solidità dell’idea di fondo del primo BurgerTime: confezionare panini è, senza girarci attorno, divertente oggi come lo era trentasette anni fa. L’unica nota dolente è rappresentata, semmai, dalla discutibile scelta di relegare unicamente alla leva analogica i movimenti. Non mentirò: non ho mai amato la forzatura dei comandi analogici in un contesto a scorrimento laterale (sua maestà Super Smash Bros. Ultimate permettendo), e in un gioco che richiede input così classici l’uso della leva analogica è un pugno in un occhio.
Concludiamo con la longevità: se consumato a piccole dosi, questo ritorno sulle scene di Peter Pepper con BurgerTime Party! si presta ad essere giocato molto, molto a lungo, specie con il già citato “approccio Pac-Man Vs.” per il multiplayer competitivo. Per i venti euro che richiede, offre più di molti altri giochi, un menù anche più abbondante di quanto si possa trangugiare in un fast food allo stesso prezzo.
Oltre il Gioco: La Filosofia dell'Ospitalità
L'esperienza di BurgerTime Party! mi ha fatto riflettere sulla filosofia dell'ospitalità e su come anche i piccoli dettagli possono influenzare la percezione del cliente. Sai cosa fa il cliente? Si chiede se è stato trattato con rispetto, se ha ricevuto attenzione, se tornerà a sentirsi accolto. Ecco perché il “servizio extra” fatto pagare a parte viene percepito come una sottrazione, non come un’aggiunta. Il pane che accompagna un secondo, o la salsa che arricchisce un piatto sono parte dell’esperienza. Il tuo locale non è un distributore automatico, ma un luogo che propone una formula, un’identità. Un cliente che percepisce un servizio monetizzato al centesimo perde fiducia. Forse non ti dirà nulla, ma potrebbe non tornare. O peggio: potrebbe parlarne male, esattamente com’è capitato. Oggi la reputazione di un locale si costruisce (e si disfa) più nei sottintesi che nelle recensioni. Una salsina a pagamento, un coperto mascherato, una voce in più sullo scontrino possono sembrare nulla - ma nel tempo costruiscono una narrazione di avarizia che nessuna promozione riuscirà a cancellare. Includere pane, salse o altri piccoli elementi nel prezzo di un piatto non significa “regalare” qualcosa. Significa investire sulla percezione complessiva del tuo servizio. Una sola cosa ti distingue: un prodotto e servizio premium.
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