Le Sigarette di Cioccolato: Storia e Curiosità di un Classico Dolciario

Le sigarette di cioccolato evocano ricordi d'infanzia e un'epoca in cui i dolci avevano un sapore speciale, legato a tradizioni locali e a storie di aziende che hanno fatto la storia del nostro paese. Questo articolo esplora la storia e le curiosità di questo classico dolciario, con un focus particolare su una realtà italiana che ha contribuito a diffonderne la popolarità.

Un Viaggio nel Tempo: Dalle Origini ai Giorni Nostri

Le sigarette di cioccolato, golosi bastoncini arrotolati a forma di sigaretta, realizzati con pasta di cialda al cacao e ricoperti di cioccolato fuso, sono dolcetti da pasticceria unici e raffinati. Il loro gusto squisito di cioccolato intenso e la consistenza semi-croccante le rendono amate da grandi e piccoli. Perfette per guarnire gelati, accompagnare dolci al cucchiaio, decorare i bordi delle torte, o semplicemente da gustare da sole, le sigarette di cioccolato sono ideali anche come regalo, magari impacchettate in una deliziosa scatola per biscotti fai da te. La loro conservazione è semplice: si mantengono perfettamente anche per due settimane, chiuse in dispensa in una scatola di latta o porta bon bon.

La Sica di Bari: Un'Eccellenza Dolciaria Italiana

La storia delle sigarette di cioccolato si intreccia con quella di aziende dolciarie che hanno saputo interpretare i gusti e le tradizioni locali. Un esempio significativo è la Sica (Società Italiana Caramelle e Affini) di Bari, un'industria che per cinquant'anni fece concorrenza a colossi come Ferrero e Motta con le sue delizie "made in Bari".

Fondata negli anni '20 come semplice negozietto da Emendina Bruni con l'aiuto del patrigno Domenico De Toma, la Sica si trasformò nel tempo in una vera e propria fabbrica con un fatturato a sei zeri. Oltre alle sigarette di cioccolato, la Sica sfornava quotidianamente gelati Sicilia, boeri, il liquore Cordial e i "baci Sica", precursori dei famosi Baci Perugina.

Marinella ricorda con affetto: "Mio padre la domenica mi comprava sempre le sigarette di cioccolato". Luciano, invece, rammenta la confezione del panettone Sica: "Si trattava di un prisma esagonale azzurro raccolto con un nastro color oro".

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La storia della Sica, tra annate di enorme successo, fallimenti e drammatici episodi, sembra la trama di un film. Attilio Germano, che diresse l'industria per oltre 15 anni, nel periodo del suo massimo splendore, ne ha condiviso le memorie.

Nel 1927, il laboratorio si spostò al piano terra di Palazzo Stoppelli, in corso Cavour n.40. Dopo aver costituito la società Sica e inaugurato diversi negozi, le manie di grandezza di Quarta portarono al fallimento dopo solo due anni, causando anche il suicidio di uno dei suoi soci. Gli esercizi vennero riaperti solo grazie al provvidenziale pagamento dei debiti da parte di un comproprietario torinese, il quale però, ritrovatosi successivamente sul lastrico, si tolse la vita gettandosi nel Po.

La Sica fallì nuovamente e a quel punto Quarta chiese aiuto all’Unica di Torino (la più importante industria dolciaria d’Italia) la quale, interessata all’investimento nel Meridione, assicurò sia le forniture che il denaro utile a saldare il concordato. «Fu così che nel 1930 ebbe inizio il mio lavoro a Bari - scrive Attilio Germano -. Non fu facile prendere le redini di un’impresa “squalificata”, ma non mi perdetti d’animo». Ma purtroppo, incredibilmente, la società fu dichiarata fallita per la terza volta nel 1933. L’Unica convocò quindi Germano con la proposta di acquisire in proprio l’azienda, convinti che sarebbe riuscito a rilanciarla. «Ero senza una lira - sottolinea Germano -. Non avevo il denaro neanche per comprare il modulo della cambiale che dovevo versare per la firma della proprietà.

Il 3 marzo 1933 Germano divenne titolare della Sica e nello stesso mese i negozi riaprirono con una fornitura di cioccolato utile a confezionare 10 quintali di uova di Pasqua per l’immediata festività. «Si trattava di far resuscitare un morto, anzi tre volte morto - racconta Attilio -. L’attività riprese a marciare e in quell’anno venne differenziata la produzione. Insieme alle praline, i boeri, le goccioline, ritornarono i “baci Sica”. Nel 1934 la produzione di uova di cioccolato raddoppiò e venne aperto un nuovo punto vendita in via Niccolò dell’Arca ad angolo con piazza Umberto. Altra svolta arrivò nel 1936, quando venne avviata la produzione dei gelati da passeggio. Si trattava di forme rettangolari di crema chantilly ricoperta da cioccolato fondente. «Li chiamai “Sicilia” perché la formula del ripieno era siciliana - racconta Attilio -. Li smerciavamo allo stadio, sui treni e per le strade delle città. Fino ai primi anni 40 il successo continuò. L’azienda nel frattempo si era anche dotata, oltre ai piccoli laboratori in ogni negozio, di un proprio stabilimento in via Vaccaro dove lavoravano 30 operai.

Negli anni '40, mentre il cacao era un lusso a causa della guerra, la Sica continuava a produrre delizie, contribuendo a portare un po' di dolcezza nella vita dei baresi.

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Sicuro ormai di aver raggiunto la stabilità economica, Germano decise di dedicarsi alla politica, trascurando l’andamento dell’impresa. Il proprietario fece quindi entrare altri soci tra cui Mincuzzi e Ferdinando Boccia (titolare dell’omonima pasticceria), per gestire al meglio l’attività. Nel 1946 il laboratorio di produzione della Sica venne spostato da via Vaccaro in un terreno tra via Re David e via Postiglione (dove oggi sorge il Provveditorato agli studi). Negli stessi anni l’azienda, che produceva già il liquore Cordial caffè, decise di potenziare questo ramo. Con tutti i nuovi ingressi però l’organizzazione divenne più problematica. Mincuzzi aprì uno stabilimento Sica a Milano che si rivelò un totale insuccesso e vennero inaugurati nuovi e non indispensabili esercizi commerciali. In poco tempo la Sica accumulò 47 milioni di debiti e fu nuovamente a un passo dal fallimento. Nonostante ciò Germano cominciò a perdere potere e dopo varie rivalutazione dei capitali si trovò ormai escluso dall’amministrazione della società che aveva “creato” e salvato più volte. Nel 1957 cedette il tutto alla Ferrero, che però rimase lì solo per un paio d’anni. Nel frattempo la Sica con i nuovi azionisti conquistava sempre più il mercato e il suo grande stand della Fiera del Levante (dove venivano offerti i “Pandolce” assieme ai bicchierini di liquore Sica) faceva concorrenza a quello dell’Aida e dell’Alemagna. Negli anni 60 la maggior parte dei panettoni e uova di Pasqua venduti in Puglia erano creati dall’impresa barese.

La Sica chiuse i battenti negli anni '70 a causa di una pesante crisi finanziaria, mettendo fine a un'epoca. Oggi, non rimangono che "zuccherosi" ricordi di quella fabbrica che fu gloriosamente definita la "Perugina del Sud". Una decina d’anni fa un bar di via Putignani ne riprese il nome, cercando di far rivivere l’ormai lontana tradizione dolciaria. Ma purtroppo anche questo negozio è scomparso, cancellando ogni traccia di quella fabbrica.

Ricetta per Sigarette di Cialda al Cacao: un Tocco di Nostalgia

Per chi volesse cimentarsi nella preparazione casalinga delle sigarette di cioccolato, ecco una ricetta semplice e gustosa:

  1. Preparazione della teglia: Imburrare una teglia antiaderente perfettamente integra e liscia. Evitare l'uso di carta da forno, che a contatto con l'impasto umido delle cialde, tende a rapprendersi in piccole piegoline.
  2. Stesura dell'impasto: Stendere circa 1/2 cucchiaio di impasto in una teglia perfettamente imburrata e, con l'aiuto del dorso di un cucchiaio non troppo concavo, stendere l'impasto a giri, realizzando un cerchio di circa 10 cm di diametro. Stendere l'impasto ad uno spessore di 2 /3 millimetri, riponete nel pentolino, l’impasto in eccesso. Fermatevi quando la superficie sembra liscia ed uniforme.
  3. Cottura: Cuocere in forno per circa 4 minuti. Le cialde saranno pronte quando da lucide (impasto sciolto) diventeranno opache ma un opaco chiaro e non brunito di bruciato.
  4. Formatura: Appena sfornate, arrotolare velocemente le cialde su se stesse per dare la forma di sigaretta.
  5. Ricopertura: Una volta raffreddate, sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente e immergere le sigarette per ricoprirle parzialmente o totalmente.

Curiosità sul Cioccolato durante la Guerra

Se chiedessimo ai nostri bisnonni quale cioccolata mangiavano negli anni ’40, probabilmente ci risponderebbero che era solo quella che cadeva dal cielo: dagli aerei e dai carri armati americani. L’esercito a stelle e strisce, però, non poteva sapere che, mentre distribuiva barrette, caramelle e sigarette nelle città liberate, nella fucina di Alba stava nascendo qualcosa. Durante la guerra, lo sappiamo, il cacao era un lusso che forse neanche la borsa nera poteva permettersi. Nel ’46 nasce la prima “Pasta Gianduja”: si presenta nella stagnola e pronta ad esser tagliata e spalmata sul pane. Il resto è storia.

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