La Pupazza Frascatana: Storia, Ricetta e Leggenda di un Simbolo Gastronomico dei Castelli Romani

La pupazza frascatana è un biscotto tradizionale dei Castelli Romani, precisamente di Frascati, un dolce che celebra la fertilità e l'abbondanza attraverso una forma femminile inusuale: una donna con tre seni. Questo biscotto, più di un semplice dolce, è un emblema della cultura enogastronomica locale, un simbolo che racchiude storia, tradizione vinicola e leggende popolari.

Origini e Leggenda

La storia della pupazza frascatana affonda le radici negli anni '60, quando fu creata come un dolce scherzoso per celebrare la tradizione vinicola di Frascati. La sua forma, una donna con tre seni nudi, non è casuale: due seni rappresentano il latte materno, nutrimento essenziale, mentre il terzo è dedicato al vino, prodotto simbolo della zona.

Secondo una leggenda popolare, la pupazza raffigura una "mammana", ovvero una balia che si prendeva cura dei bambini delle donne impegnate nella vendemmia. Per calmare i piccoli irrequieti, la mammana utilizzava un seno finto per allattarli con un po' di buon vino di Frascati. Questa narrazione, sebbene pittoresca, sottolinea l'importanza del vino come elemento culturale e sociale nella vita della comunità.

Un'altra interpretazione suggerisce che la pupazza sia una variazione casuale di un dolce preesistente, che ha riscosso successo e si è consolidata nel tempo. C'è anche chi associa la pupazza alla Venere di Willendorf, una statuetta preistorica che simboleggia abbondanza e maternità.

Ingredienti e Preparazione

La pupazza frascatana si realizza con ingredienti semplici e genuini, tipici della tradizione contadina laziale. La ricetta base prevede:

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  • Farina 00 (o anche 0)
  • Miele (preferibilmente millefiori dell'Agro Pontino)
  • Olio extravergine di oliva (spesso proveniente dalla Tuscia)
  • Aroma di arancio

Alcune varianti includono l'aggiunta di spezie come cacao, cannella o noce moscata. Per la decorazione, si utilizzano canditi, amarene, chicchi d'orzo o di caffè per creare gli occhi, il naso e la bocca della pupazza.

La preparazione non è complessa, ma richiede cura e attenzione:

  1. In un pentolino, sciogliere a fuoco basso il miele e l'olio.
  2. Una volta raggiunta una consistenza fluida, spegnere il fuoco e aggiungere un pizzico di sale, le spezie (se utilizzate) e la farina setacciata, poco alla volta.
  3. Lavorare l'impasto fino a ottenere una massa soda e omogenea.
  4. Formare una palla, coprirla e farla riposare a temperatura ambiente per circa 10 minuti.
  5. Stendere l'impasto a uno spessore di circa mezzo centimetro e ritagliare la forma della pupazza con un coltello affilato o uno stampino.
  6. Decorare la pupazza dando forma ai tre seni, al viso e al vestito.
  7. Infornare su una teglia rivestita di carta forno a 140-150°C per circa 15-20 minuti, o fino a doratura.

Appena sfornate, le pupazze risultano dure, ma si ammorbidiscono con il tempo. Sono ottime da gustare da sole o da inzuppare in un bicchiere di Cannellino di Frascati.

Varianti e Curiosità

Ogni forno di Frascati custodisce la propria ricetta della pupazza, arricchendola con ingredienti e decorazioni uniche. Alcuni forni hanno persino brevettato la propria versione.

Oltre alla versione commestibile, la pupazza frascatana è diventata un simbolo artigianale, tanto che si possono trovare varianti in metallo e ceramica, perfette come souvenir di Frascati.

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Il nome "pupazza", in dialetto romano, significa bambola, e si riferisce alla forma femminile del biscotto. Altri nomi utilizzati per indicare questo dolce sono "Pupazza a Tre Seni di Frascati", "'A Pupazza de Mèle" o "Miss Frascati".

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha riconosciuto il valore folkloristico della pupazza frascatana, inserendola nell'elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Lazio (PAT).

Dove Trovarla

La pupazza frascatana è un prodotto tipico di Frascati e dei Castelli Romani. I forni più rinomati per la sua produzione sono il Fornaretto di Amadei (dal 1876) e il Forno Ceralli (aperto nel 1920), che custodiscono la tradizione e la maestria artigianale nella preparazione di questo dolce simbolo.

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