Un allarme crescente sta interessando i consumatori italiani: diversi marchi di insalata in busta sono stati ritirati dai supermercati a causa della contaminazione da Listeria monocytogenes, un batterio pericoloso che può causare la listeriosi. Questo articolo fornisce informazioni dettagliate sulla listeriosi, i suoi sintomi, le misure di prevenzione e le azioni da intraprendere in caso di sospetta infezione, con un focus specifico sul rischio legato al consumo di insalate in busta.
Cos'è la Listeria Monocytogenes e Dove si Trova?
Listeria monocytogenes è un batterio ubiquitario, presente sia nell'acqua che nel suolo, e capace di proliferare negli ambienti di preparazione degli alimenti, lungo l'intera filiera produttiva e di consumo, inclusi i frigoriferi domestici. Questo patogeno si trova comunemente nel terreno, nell’acqua e nella vegetazione, ed è in grado di crescere anche in condizioni estreme, come temperature basse (refrigerazione) o ambienti salini. È in grado di proliferare a temperature tra -1,5 e + 45 °C. Il germe è molto diffuso nell’ambiente: suolo, acqua, vegetazione, e pertanto può facilmente contaminare latte, verdure, formaggi, carni e pesce.
Come si Prende la Listeriosi e Quali Alimenti Sono a Rischio?
La Listeria monocytogenes si trasmette principalmente per via orale, attraverso l’ingestione di cibi contaminati. Gli alimenti più a rischio includono pesce affumicato, paté, carni pronte al consumo, formaggi molli e prodotti lattiero-caseari non pastorizzati, così come le verdure preconfezionate come l’insalata in busta.
Il batterio è resistente e può crescere a temperature che vanno dai 3 ai 45°C. Questo significa che anche la refrigerazione non è sempre sufficiente a impedirne la proliferazione. Per uccidere il batterio è necessario cuocere gli alimenti a temperature superiori a 65°C. Può contaminare qualunque livello della catena di produzione e del consumo degli alimenti e può crescere e riprodursi a temperature variabili che vanno da 0 a 45°C.
Sintomi della Listeriosi
I sintomi della listeriosi possono variare notevolmente a seconda della persona e della gravità dell'infezione. Secondo il Ministero della Salute, questa infezione si manifesta più frequentemente sotto forma di gastroenterite, con sintomi come diarrea, febbre e dolori muscolari, simili a quelli di un'intossicazione alimentare. Tuttavia, in alcuni casi, può evolvere in forme più gravi, come meningite, encefalite e sepsi, soprattutto in soggetti vulnerabili come anziani, neonati e persone immunocompromesse.
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Nei soggetti sani, l'infezione si presenta spesso con sintomi simili a quelli di un’influenza intestinale o di un'intossicazione alimentare: nausea, vomito, febbre, diarrea e dolori muscolari. Tuttavia, in casi più gravi, l'infezione può coinvolgere il sistema nervoso centrale, provocando meningite o sepsi, condizioni che richiedono immediato intervento medico.
Le donne in gravidanza possono manifestare sintomi molto lievi simili a quelli dell’influenza, o non avere sintomi. Tuttavia, l’infezione può provocare aborto spontaneo, morte in utero del feto, parto prematuro, infezioni del feto e del neonato. Anche le donne in gravidanza sono particolarmente a rischio, poiché l’infezione può provocare gravi complicazioni come aborto spontaneo, parto prematuro o infezioni del neonato.
L’infezione sistemica può manifestarsi anche dopo un lungo periodo di incubazione, fino a 70 giorni dall’ingestione dell’alimento contaminato. L'Istituto Superiore di Sanità (ISS) sottolinea come la listeriosi sia una delle malattie alimentari più pericolose, con un tasso elevato di ospedalizzazioni e mortalità.
Marchi Coinvolti nel Ritiro
Sono stati pubblicati sul sito del ministero della Salute 22 avvisi da parte del produttore, riguardanti numerosi lotti di insalata iceberg di 19 diversi marchi. I marchi coinvolti nel ritiro sono numerosi e comprendono alcune delle insalate più vendute in Italia, tra cui:
- Vivinatura - Iceberg 250 grammi
- Très Bon - Iceberg 250 grammi
- Torre in Pietra - Iceberg 250 grammi Freschi germogli
- Tornese - Iceberg 150 grammi
- Sigma - Iceberg 200 grammi Vedure fresche
- Selex - Cuori di iceberg 250 grammi
- Polenghi - Iceberg 250 grammi Freschi Germogli
- Ortoromi - Iceberg 500 grammi
- Ortoromi - Iceberg 350 grammi
- Ortoromi - Cuori di Iceberg 250 grammi
- Ortofresco pulito - Iceberg 200 grammi
- Natura è - Cuori di iceberg
- Mi Mordi - Iceberg 200 grammi
- Selex - Cuori di lattuga
- Latte Francia - Iceberg 200 grammi Fresche Bontà
- Il mio Orto - Iceberg 150 grammi
- Il Castello - Iceberg 250 grammi
- Colline Verdi - Iceberg 200 grammi
- Ciro Amodio - I freschi iceberg 250 grammi
- Centrale del latte - La pronta in tavola iceberg
- Alifresh - Iceberg 200 grammi
- Foglia verde Eurospin - le Croccanti Cuori di iceberg
Per sapere se hai acquistato uno dei lotti a rischio, visita il sito del Ministero della Salute, dove troverai tutte le informazioni aggiornate sui richiami alimentari. Se hai uno di questi prodotti a casa, la raccomandazione è di non consumarli e riportarli immediatamente al punto vendita.
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Prevenzione della Listeriosi: Misure Igieniche Essenziali
Per prevenire la contaminazione da Listeria, è fondamentale adottare rigorose misure igieniche nella manipolazione e preparazione degli alimenti. ATS Insubria, condividendo l’invito del Ministero della Salute rivolto a tutti i cittadini a prestare massima attenzione alle corrette modalità di conservazione, preparazione e consumo degli alimenti, ricorda che l’adozione di semplici regole di igiene nella manipolazione degli alimenti, anche a livello domestico, riduce il rischio di contrarre la malattia. Le seguenti pratiche sono raccomandate:
- Lavare accuratamente le verdure, anche quelle confezionate, prima di consumarle. Dal censimento sulle pratiche domestiche è emerso come metà dei consumatori (50% degli intervistati) lava l’insalata con sola acqua, un quarto circa con bicarbonato di sodio (24%) e un altro quarto circa con disinfettanti a base di cloro (24%).
- Lavare le superfici della cucina e gli utensili, in particolare dopo il contatto con carne cruda, pollame e uova.
- Cuocere gli alimenti a temperature elevate (superiori a 65°C) per eliminare il rischio di contaminazione.
- Mantenere il frigorifero a una temperatura inferiore ai 4°C e rispettare le date di scadenza degli alimenti confezionati. Va controllata anche la temperatura di frigoriferi e congelatori, che deve essere inferiore ai 4°C e ai -17°C rispettivamente.
- Evitare la contaminazione crociata degli alimenti, ossia il passaggio di germi da un alimento all’altro.
Tutte queste operazioni sono utili per ridurre la carica batterica, cioè il numero di batteri presenti nell’alimento o nell’ambiente.
Infine, chi rientra nelle categorie più vulnerabili - come anziani, donne incinte e persone con difese immunitarie compromesse - dovrebbe prestare particolare attenzione agli alimenti che consuma, evitando cibi che potrebbero essere più facilmente contaminati, come formaggi a pasta molle, tutti i tipi di paté, latte crudo, salumi poco stagionati o salmone affumicato.
Efficacia dei Metodi di Lavaggio Domestici
A livello industriale si stanno abbandonando i derivati del cloro a causa delle alterazioni delle caratteristiche olfattive del prodotto che comportano. Il lavaggio con disinfettanti a base di cloro è risultato il più efficace, ma a livello industriale è inutilizzabile perché causa residui che conferiscono al prodotto un cattivo odore. In generale il lavaggio con disinfettanti a base di cloro è risultato il più efficace per tutti i criteri microbiologici e le tecnologie di trattamento considerati.
Come criteri di sicurezza alimentare dei prodotti sono stati adottati Salmonella spp.
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Cosa Fare in Caso di Sospetta Listeriosi
Se sospetti di aver contratto la listeriosi, è importante consultare immediatamente un medico, specialmente se rientri tra i soggetti a rischio. La listeriosi è curabile con antibiotici, ma è fondamentale agire tempestivamente, soprattutto per evitare complicazioni più gravi. In caso di gravidanza, la cura precoce può prevenire la trasmissione dell'infezione al feto.
In presenza di sintomi da Listeria è fondamentale rivolgersi al medico di base. Se pensiamo di aver ingerito dell’insalata contaminata è bene riferire al medico l’accaduto per procedere alla cura, partendo dal mantenersi idratati.
Intossicazioni Alimentari: Botulismo e Altri Rischi
Oltre alla listeriosi, è importante essere consapevoli di altri rischi di intossicazione alimentare, come il botulismo.
Botulismo Alimentare
Il botulismo alimentare è una malattia rara ma grave, causata dalla tossina botulinica prodotta dal batterio Clostridium botulinum. «La tossina botulinica è il veleno più potente conosciuto dall’uomo», spiega Fabrizio Anniballi, esperto del Centro nazionale di riferimento per il Botulismo dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). «Un solo grammo potrebbe uccidere 14.000 persone. Qualche anno fa un bambino accusò sintomi anche gravi dopo avere messo in bocca un’oliva, neppure masticata perchè aveva un cattivo sapore». Per questo, è stato preparato un manuale con le prime Linee guida per la corretta preparazione delle conserve alimentari in ambito domestico.
Le contaminazioni pericolose, infatti, riguardano alimenti conservati e quasi sempre casalinghi (solo l’8,5% dei casi confermati dal 1984 ad oggi riguardava prodotti industriali). E’ il momento di tenere alta la guardia anche perchè, ricorda Anniballi, «le nuove abitudini alimentari pongono oggi nuovi fattori di rischio all’attenzione di tutti». In primo luogo la tendenza a sapori leggeri, a mettere meno sale nella salamoia, meno zucchero nelle confetture. «Giusto ridurre il consumo di zucchero, ma nel modo corretto: mangiate meno marmellata, ma fatela come si deve». Aumentano poi i prodotti pronti all’uso, alimenti trasformati da tenere in frigorifero che spesso sono conservati in modo inadeguato. Infine, gli spostamenti. Il tipico protagonista dell’intossicazione da botulino è - suo malgrado - lo studente fuori sede. «Tornano a casa, spesso al sud, dove c’è una grande tradizione di conserve domestiche, e tornano con i barattoli preparati dalla mamma. Spesso li conservano in modo inadeguato e li consumano dopo molto tempo, magari in gruppo».
Sono da considerare sempre potenzialmente contaminati gli alimenti sott’olio, spezie o vegetali, le verdure non acide in olio o in acqua, zuppe, minestroni non refrigerati in modo idoneo, le conserve etniche, i sotto vuoto fatti in casa.
I sintomi dell’intossicazione si manifestano a distanza di molte ore dall’ingestione del cibo contaminato. «Anche una settimana» precisa Davide Lonati, del Centro Antiveleni di Pavia. «La tossina botulinica - spiega - danneggia la trasmissione nervosa. I primi sintomi sono spesso sottovalutati perchè lievi, e sono nausea, diarrea, vomito, dolori addominali. Di solito l’allarme scatta in una seconda fase, con i sintomi neurologici che riguardano i nervi cranici: secchezza della bocca, difficoltà a deglutire o parlare, offuscamento visivo, difficoltà a mettere a fuoco, ptosi della palpebra, che cioè non si riesce a sollevare e che obbliga a “cercare le stelle”, ovvero a camminare con il capo rialzato per poter vedere davanti a sè. Fino a paresi facciale e insufficienza respiratoria. Una volta arrivata la diagnosi, i medici intervengono sui sintomi e, nei casi gravi, somministrando un’antitossina specifica, che, spiega Lonati «serve a limitare il legame della tossina con le terminazioni nervose. L’efficacia è elevata se somministrata tempestivamente, nella nostra casistica risulta un solo caso letale, dovuto a trattamento tardivo. La ripresa è lunga, ci vogliono settimane o mesi. Ma se non ci sono complicanze, ad esempio urologiche o gastrointestinali, la malattia è completamente reversibile».
Tossinfezioni Alimentari: Come Riconoscerle e Cosa Fare
Le intossicazioni alimentari sono condizioni patologiche, con disturbi per lo più gastrointestinali, causate dall‘ingestione di cibi o bevande contaminati. Nella maggior parte dei casi la contaminazione è provocata da batteri - come la Salmonella e l’Escherichia coli -, da tossine da loro prodotte o da virus, ma può anche essere dovuta ad altri microrganismi, per esempio a parassiti. All’origine dell’intossicazione possono anche esserci sostanze chimiche, come farmaci, metalli e pesticidi usati in agricoltura.
Nel linguaggio comune si utilizza l’espressione “intossicazione alimentare” per riferirsi genericamente a tutte queste situazioni, ma in realtà ci sono delle differenze: si parla, infatti, di “infezioni alimentari” quando la malattia è causata dall’assunzione di microrganismi patogeni tramite cibi contaminati, di “intossicazioni” se i disturbi sono dovuti alle tossine rilasciate dagli organismi negli alimenti, di “tossinfezioni” quando il problema nasce dall’azione combinata dei batteri e delle loro tossine.
Nella maggior parte dei casi, queste condizioni non sono gravi e tendono a risolversi da sole nell’arco di pochi giorni, ma a volte il quadro clinico è più severo e rende necessario consultare il medico. I sintomi delle intossicazioni alimentari possono variare a seconda dei microrganismi che le hanno scatenate e delle quantità di cibo o bevande ingeriti. Il periodo di incubazione dipende dal tipo di intossicazione.
La contaminazione di cibi e bevande può avvenire per varie ragioni e in diverse fasi della loro produzione e preparazione: la carne può entrare in contatto con i batteri intestinali degli animali durante la macellazione, frutta e verdura possono essere coltivate con acqua contaminata, tutti gli alimenti possono contaminarsi perché non correttamente manipolati, per esempio se vengono toccati con le mani o con utensili da cucina non puliti, oppure perché sono conservati a temperature non adeguate. Anche il consumo di alcuni cibi crudi può esporre al rischio di intossicazioni alimentari: è il caso di pesce, ostriche, carne, uova, frutta e verdura non perfettamente lavate.
Tra i principali virus in grado di provocare intossicazioni alimentari ci sono il Norovirus e il virus dell’epatite A. Il Norovirus è responsabile della gastroenterite virale, un’infezione intestinale comunemente chiamata influenza intestinale o virus intestinale e legata al consumo di cibi o bevande contaminate da feci: tra gli alimenti più a rischio ci sono ostriche o molluschi provenienti da acque infette.
Anche i funghi possono causare un’intossicazione alimentare dalle conseguenze potenzialmente molto gravi. Oltre alle specie commestibili, infatti, esistono funghi tossici in grado di provocare un avvelenamento con effetti nocivi o addirittura letali per la presenza di tossine che resistono anche alla cottura.
Le intossicazioni a lunga incubazione, come quelle causate dall’Amanita phalloides, si manifestano dalle 6 alle 20 ore dopo il consumo e possono causare ripetuti episodi di vomito e diarrea, sonnolenza e convulsioni, ma anche portare allo sviluppo di problematiche molto gravi, come un’epatite acuta o un’insufficienza renale, che possono mettere a rischio la vita. La principale arma per proteggersi è raccogliere solo funghi riconosciuti come sicuramente commestibili e, in caso di dubbi, farli controllare da un micologo professionista prima di consumarli: presso gli sportelli micologici delle aziende sanitarie locali è possibile ricevere consulenza gratuita per non correre rischi. Alcune specie di funghi, inoltre, possono essere mangiate solo ben cotte, perché contengono tossine che risultano altamente dannose in caso di consumo crudo, ma vengono distrutte con la cottura, quindi è importante chiedere informazioni anche sulle corrette modalità di preparazione. Inutile, invece, ricorrere a rimedi casalinghi, per esempio bere latte, che non hanno alcuna utilità.
Anche quando l’intossicazione alimentare interessa persone fragili, come bambini, anziani, donne in gravidanza e malati cronici, è consigliabile informare il medico o il pediatra, che suggeriranno le misure più opportune per favorire una rapida ripresa e scongiurare le complicanze. Alle persone più a rischio di disidratazione potrebbero essere raccomandate delle soluzioni reidratanti orali, mentre nei casi più gravi può rendersi necessario il ricovero in ospedale per reintegrare per via endovenosa i liquidi persi. Se il vomito è particolarmente intenso potrebbe essere utile fare ricorso a farmaci antiemetici per bloccarlo.
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