Il fritto misto veronese è una deliziosa espressione della cucina italiana, un piatto che evoca tradizioni familiari e sapori autentici. Questo articolo esplorerà le origini, la preparazione e le varianti di questo amato piatto, offrendo una guida completa per apprezzarlo al meglio.
Origini e Diffusione
La tradizione del fritto misto è radicata in diverse regioni d'Italia, con varianti che riflettono gli ingredienti locali e le preferenze culinarie. In Veneto, e in particolare a Verona, la crema fritta è un dolce tipico consumato nel periodo che va dal Natale al Carnevale, spesso servito in accompagnamento ad un bicchierino di vino passito.
Nelle Marche la Crema Fritta è un baluardo della loro tradizione culinaria. Nelle Marche, soprattutto nella zona dell’Ascolano dove si parla più propriamente di “cremini”, questo piatto si trasforma invece in un contorno, essendo uno dei protagonisti del tradizionale fritto misto alla marchigiana che si gusta solitamente nei giorni di festa: qui troveremo quindi la crema fritta, spesso aromatizzata con un goccio di liquore all’anice, come unico elemento dolce accanto ad olive all’ascolana, maiale, agnello, carciofi e zucchine fritti. Il suo ruolo è, nello specifico, quello di smorzare e contrastare il retrogusto amarognolo dell’oliva fritta.
Le creme fritte nacquero molto tempo fa in piazza Erbe a Verona, quando erano vendute all'interno dei tradizionali banchetti.
Fritto Misto di Pesce e Abbinamenti
Il fritto misto di pesce è uno dei piatti più ordinati nei ristoranti di pesce italiani. Il suo profumo inebriante si riconosce da lontano.
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Un abbinamento ideale per il fritto misto di pesce è il Pinot Grigio delle Venezie DOC. Questo vino esalta i sapori del pesce fritto, creando un'esperienza gustativa equilibrata e piacevole.
Fritto Misto di Cesenatico: Un'Eccellenza Adriatica
Cesenatico, città di mare e tradizioni marinare, è rinomata per il suo fritto misto croccante. La famiglia Bartolini, con l'Osteria Bartolini a Cesenatico, Bologna e Milano Marittima, e il ristorante stellato La Buca, ha contribuito a elevare la qualità della cucina locale. Il fritto misto di Cesenatico si distingue per l'utilizzo di materie prime fresche provenienti dal mare Adriatico e dalle colline romagnole.
La Crema Fritta: Un Elemento Dolce nel Fritto Misto
La crema fritta è un piatto che si colloca a metà strada tra il dolce e il salato, tipico di diverse regioni italiane. Viene spesso servito come antipasto o dessert e la sua preparazione è sorprendentemente facile. La crema fritta veneziana è molto diffusa sia nella città lagunare che nel veronese; si tratta di un dolce consumato prevalentemente nella stagione fredda ed in particolare nel periodo carnevalesco, in previsione delle astensioni quaresimali.
Ricetta Base della Crema Fritta
La ricetta prevede l’esecuzione di una crema pasticcera più soda rispetto a quella normalmente realizzata per una farcitura, quindi più ricca di farina, che viene impanata ed appunto fritta.
Ingredienti Per la crema:
- 500 ml latte
- 5 striscioline di scorza di limone bio
- 3 tuorli
- 100 g zucchero
- 100 g farina
Per la panatura:
- q.b. pane grattugiato
- albumi avanzati o 1 uovo
- q.b. olio di semi di arachide per friggere
Preparazione:
- Per realizzare la crema fritta prepareremo insieme a Benedetta la sua crema pasticcera. A differenza della cottura solita, però, dovremo farla addensare di più, quindi lasciarla sul fuoco per altri cinque minuti, stando attenti a non farla bruciare.
- Una volta pronta, rovesciamo la crema su un tagliere infarinato e la appiattiamo cercando di darle la forma di un rettangolo alto un paio di centimetri. Per avere un’idea della consistenza: deve ricordarci un po’ quella della polenta classica.
- Per friggere la crema, assicuriamoci innanzitutto che l’olio sia giunto a temperatura: buttiamo dentro un solo cubetto di crema. Se dovesse impregnarsi troppo di olio perché la temperatura non è quella giusta, ne perderemmo solo un pezzetto.
- Per quanto riguarda la panatura della crema fritta, invece, uniamo alle uova anche due o tre cucchiai di latte.
- Friggete i bocconcini di crema in olio di semi di arachide ben caldo, fino a che saranno dorati. Scolateli con una schiumarola e ponete la crema fritta su della carta assorbente per far perdere l’olio in eccesso.
Consigli Utili
Un piccolo consiglio da parte di una vicina di casa di Benedetta: se non riusciamo a eliminare i grumi che si sono formati nella crema pasticcera, possiamo toglierla dal fuoco e passarla in un passaverdure a mano. Tra le accortezze da avere durante la preparazione della crema fritta, c’è sicuramente quella di far cuocere a lungo la crema pasticcera sul fuoco, per almeno 5-6 minuti dal primo bollore, fino ad ottenere un composto piuttosto compatto.
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Non c’è dubbio che il successo e l’amore per la crema fritta, derivi proprio dall’alchimia dei sapori, la giusta nota d’equilibrio tra salato e dolce. Per chi non la conosce o non la mai assaggiata, può rimane un’esperienza un po’ contorta. Osservi questo piccolo boccone dorato, magari servito con olive all’ascolana e altri fritti, l’ho metti in bocca e, stupore.
Al momento di servire in tavola le creme fritte, non fate mancare una buona bottiglia di vino, molto indicato in questo caso il Recioto della Valpolicella.
Inutile dire che questa golosità è perfetta tanto come merenda quanto come fine pasto, magari accompagnata da un ottimo passito.
La crema fritta ha un forte potere evocativo, rappresentando un piatto del ricordo e della riscoperta delle tradizioni di famiglia. Essa infatti, viene tramandata dalle nonne e dalle mamme alle generazioni più giovani.
Preparazione Dettagliata della Crema Fritta
Per preparare la crema fritta iniziate con la preparazione della crema pasticcera, con le dosi indicate. Fate cuocere bene la crema fino a che avrà una consistenza piuttosto compatta, a questo punto versatela in una teglia che avrete ricoperto di pellicola trasparente e stendetela di modo che abbia uno spessore di 2 cm circa. Livellate bene la crema con una spatola e poi lasciatela raffreddare in un luogo fresco e asciutto per circa 2 ore (non riponete la crema in frigorifero e non copritela, altrimenti rimarrà molto umida). Friggete i bocconcini di crema in olio di semi di arachide ben caldo, fino a che saranno dorati. Scolateli con una schiumarola e ponete la crema fritta su della carta assorbente per far perdere l’olio in eccesso.
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La Crema Fritta nelle Marche
Nelle Marche, soprattutto nella zona dell’Ascolano dove si parla più propriamente di “cremini”, questo piatto si trasforma invece in un contorno, essendo uno dei protagonisti del tradizionale fritto misto alla marchigiana che si gusta solitamente nei giorni di festa: qui troveremo quindi la crema fritta, spesso aromatizzata con un goccio di liquore all’anice, come unico elemento dolce accanto ad olive all’ascolana, maiale, agnello, carciofi e zucchine fritti. Il suo ruolo è, nello specifico, quello di smorzare e contrastare il retrogusto amarognolo dell’oliva fritta.
Altre Delizie Veronesi
Oltre al fritto misto, la cucina veronese offre una varietà di piatti deliziosi. Durante una vacanza a Verona, è possibile gustare la torta sbrisolona, un dolce tipico della Lombardia e del veronese.
Torta Sbrisolona di Mantova
La torta sbrisolona (o sbrisolosa, o sbrisolina, a seconda delle zone) ha senz’altro un posto d’onore tra le specialità della cucina lombarda, in particolare di quella mantovana. Il suo nome dice già tutto: in effetti, è proverbiale la facilità a sbriciolarsi del suo composto poco legato, sia mentre lo si lavora che quando lo si serve.
Questa torta nasce intorno al XVI secolo come dolce delle famiglie di campagna: l’utilizzo della farina di mais e dello strutto testimoniano la sua origine povera e contadina, così come la presenza - a quell’epoca - delle allora economiche nocciole e noci, cibo ordinario anche nelle case dei meno abbienti.
Nonostante la povertà dei suoi ingredienti, questa torta riscosse un grandissimo successo presso la mensa dei signori di Mantova, i Gonzaga, alla cui corte il dolce si nobilitò, arricchendosi di ingredienti che oggi lo contraddistinguono come lo zucchero, la farina bianca, le spezie e le più aristocratiche mandorle, che ancora oggi nella sbrisolona contadina non si usano. Quest’ultime, infatti, erano ritenute magiche, capaci di allontanare influenze maligne: non potevano dunque mancare nella cucina dei Gonzaga, che al pari delle altre cucine dei grandi signori italiani del Rinascimento brillò per raffinatezza e magnificenza tra il Cinquecento ed il Seicento.
Tutto ciò aveva anche e soprattutto un valore simbolico: la scelta di certi ingredienti piuttosto che altri era legata alla simbologia dei cibi, molto sentita nel Rinascimento. In particolare, l’uso delle mandorle al posto delle nocciole e delle noci era motivato dal fatto che le prime rappresentavano la luce e la rinascita, mentre le seconde erano invece considerate uno dei prodotti usati nella stregoneria.
Ai tempi dei Gonzaga, la sbrisolona era nota anche come “torta delle tre tazze” poiché prevedeva uguale quantità, misurata in tazze, dei suoi tre ingredienti fondamentali: farina gialla, farina bianca e zucchero. Oggi la ricetta più diffusa della torta sbrisolona, inserita nell’elenco dei PAT lombardi, prevede che anche la quantità di grasso (burro o strutto) sia la stessa, a conferire quella consistenza a primo impatto dura ma friabile, burrosa ed irresistibile.
Ricetta della Torta Sbrisolona di Mantova
tempo di preparazione: 20 min
tempo di cottura: 35 min
tempo totale: 55 min
Dosi: per una tortiera rotonda, diametro 20 cm
Ingredienti:
- 125 g di farina 00 + quella per la teglia
- 125 g di farina di mais tipo fioretto
- 90 g di mandorle pelate
- 110 g di fruttosio (o 125 g di zucchero) + quello per la superficie
- ½ cucchiaino di vaniglia in polvere
- 1 pizzico di sale
- ½ limone (scorza)
- 1 tuorlo d’uovo
- 65 g di burro + quello per la superficie
- 65 g di strutto
- 30 g di mandorle intere, con la pelle
Preparazione:
- Setacciate le due farine in una ciotola capiente assieme alle mandorle grossolanamente tritate, il fruttosio (o zucchero), la vaniglia, un pizzico di sale e la scorza di limone.
- Unite il tuorlo e, una volta assorbito, incorporate anche il burro e lo strutto morbidi e fatti a pezzetti.
- Impastate bene il tutto (anche se non otterrete un impasto compatto, è importante che gli ingredienti si amalgamino bene tra di loro), quindi distribuite la pasta sulla teglia - precedentemente imburrata ed infarinata, sbriciolandola con le dita in modo da formare uno strato uniforme.
- Senza esercitare pressione con le dita, battete con un paio di colpi secchi la base dello stampo sul piano di lavoro, in modo da colmare gli eventuali vuoti che si potrebbero formare tra le briciole della pasta, dunque distribuite in modo casuale le mandorle non pelate sulla superficie.
- Cuocete nel forno già caldo a 180° C per circa 35 minuti: la superficie dovrà essere di un colore ben dorato e la consistenza totalmente asciutta.
- Lasciate raffreddare bene, dunque cospargete con una manciata di fruttosio (o zucchero) semolato e servite.
Importantissimo: la torta sbrisolona non si taglia a fette col coltello, ma si spezza direttamente con le mani… Altrimenti, che sbrisolona sarebbe!