Cristian Totti: Tra Debutto in Serie D, Critiche Social e Body Shaming

L'esordio di Cristian Totti nel mondo del calcio professionistico, con la maglia dell'Olbia in Serie D, si è trasformato in un'amara esperienza a causa di una valanga di critiche e insulti ricevuti sui social media. Il giovane calciatore, figlio d'arte di Francesco Totti e Ilary Blasi, è stato preso di mira per la sua forma fisica, scatenando un'ondata di body shaming che ha sollevato un'ondata di polemiche e riflessioni sul ruolo dei social media e sulla pressione a cui sono sottoposti i giovani atleti.

Un Debutto Agrodolce

Il 25 agosto, Cristian Totti è sceso in campo con la maglia dell'Olbia durante il match di Coppa Italia contro l'Ilvamaddalena. Un'occasione che avrebbe dovuto rappresentare un momento di gioia per il figlio di Totti, ma che si è trasformata in un incubo mediatico a causa delle numerose critiche e insulti che il giovane ha ricevuto sui social media. Il match, terminato con un pareggio 1-1, ha visto Cristian scendere in campo nel secondo tempo, un debutto atteso da molti, anche a causa del grande nome che porta. Tuttavia, ciò che ha fatto più parlare non è stata la sua prestazione, ma il feroce attacco subito online.

L'Infamia del Body Shaming sui Social Media

Il video del suo debutto, pubblicato da Sportitalia, ha scatenato una pioggia di commenti offensivi, spesso rivolti non solo al giovane Totti, ma anche ai suoi genitori, Francesco Totti e Ilary Blasi. Tra i commenti più volgari e irrispettosi si leggono frasi come "Questo ha sia i piedi che le te**e di Ilary", "Mo je faccio la carbonara" e "Capitan salsiccia", in riferimento al fisico del giovane. Il body shaming è stato il tema principale delle critiche, con numerosi utenti che hanno deriso Cristian per il suo aspetto fisico, insinuando che fosse inadatto al calcio a causa di un presunto sovrappeso. Inoltre, molti hanno avanzato accuse di nepotismo, suggerendo che Cristian fosse stato scelto solo per il suo cognome e non per le sue capacità in campo.

Sui social viene soprannominato “Capitan Salsiccia” e dopo l’esordio in Coppa Italia di Serie D con la maglia dell’Olbia era stato vittima di bodyshaming a causa della sua forma fisica.

La Reazione del Club e le Misure di Supporto

Di fronte a questa ondata di critiche e insulti, l'Olbia Calcio ha deciso di intervenire per proteggere il suo giovane giocatore. Per tutelare Cristian Totti, il club sardo dell’Olbia ha deciso di assumere nello staff un nutrizionista e uno psicologo. “Quando è arrivato pesava di più di quello che pesa adesso, circa 88 chili”, ha raccontato Ninni Corda, direttore tecnico dell’Olbia, a Sportitalia. “Di costituzione tende a ingrassare, come il padre. Ha ottime qualità ed è molto in gamba. Ha qualche chilo sopra e la ‘colpa’ di essere il figlio di Francesco Totti e Ilary Blasi, per questo viene trattato a pesci in faccia. Lui pensa solo a fare il calciatore, si allena tutto il giorno e posso solo parlarne bene. Ci vorrà del tempo per vederlo nelle condizioni giuste, come è capitato ad altri calciatori di categorie importanti. Se diventerà forte? Le immagini che ritraggono Cristian Totti in campo non sono passate inosservate: tanti insulti al figlio di Francesco, soprattutto sui social. Accusato di essere stato acquistato per raccomandazione e preso di mira per il fisico, l’Olbia ha deciso di fermare l’ondata di bodyshaming sostenendo in prima persona il ragazzo.

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Amelia, allenatore dell’Olbia, è dovuto addirittura intervenire per dire che questa campagna mediatica contro il ragazzo ha superato ogni limite. Cristian Totti sta rimettendosi in forma, ma più ampiamente sta vivendo una carriera da calciatore. Va però lasciato crescere e soprattutto non insultato in maniera gratuita.

Il Dilemma del "Figlio D'Arte"

Cristian Totti è diventato protagonista. Forse era quello che sperava da quando ha iniziato a giocare a calcio, appena ha cominciato a capire che quel cognome sulle spalle poteva essere un peso ma anche un opportunità. Ha girato tanto Totti Junior prima di trovare la propria dimensione all’Olbia. I problemi più grandi, però, non gliel’ha dati suo padre (anche indirettamente) ma il suo fisico. Significa che poteva mettere su qualche chilo, fare altrettante diete per tornare nel peso-forma e non diventava un caso mediatico. Oggi è diverso: qualsiasi passo falso viene amplificato grazie ai social, ma il problema non sono le tecnologie. Così finisce che il figlio d’arte per antonomasia, all’Olbia, vive uno dei peggiori esordi della sua giovane carriera. Segna ma non basta, gioca bene ma non è sufficiente perchè per i tifosi conta solo il peso. Non in linea con i canoni.

Riflessioni sul Body Shaming e la Cultura dell'Odio Online

La vicenda di Cristian Totti ha riacceso il dibattito sul body shaming e sulla cultura dell'odio online, fenomeni sempre più diffusi e pericolosi, soprattutto tra i giovani. La permissività del ragazzo, oltre ai natali illustri, non autorizza certi comportamenti dalla collettività: il body-shaming è reato. Questa scuola di pensiero, che viene ricordata soltanto quando si tirano in ballo i disturbi alimentari, vale sempre. Persino quando c’è un pallone di mezzo. I calciatori e le calciatrici non sono esenti da critiche, ma l’insulto gratuito va sempre condannato. La vicenda Totti ci ha fatto capire che i passi avanti sull’inclusione e la comprensione fatti finora, in larga parte (come dimostrano i commenti sotto ai post del figlio del Capitano per antonomasia) erano e restano soltanto un grande specchietto per le allodole. Comportamenti di facciata che, dietro una tastiera, tirano fuori il lato peggiore di alcuni.

Il Silenzio della Famiglia e l'Attesa di un Segnale

Nonostante le critiche, la famiglia Totti non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali riguardo all’accaduto. Anche la società Olbia Calcio ha mantenuto il silenzio, probabilmente nel tentativo di proteggere il giovane atleta e non alimentare ulteriori polemiche. Il silenzio della famiglia e del club potrebbe essere interpretato come un tentativo di non dare ulteriore visibilità agli haters, ma è innegabile che episodi come questo evidenziano la necessità di una riflessione più ampia sul ruolo dei social media nella vita dei giovani.

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