La pizza, simbolo indiscusso della gastronomia italiana, ha ispirato innumerevoli artisti a celebrarla in musica. Contrariamente a quanto si possa pensare, esiste un repertorio sorprendente di canzoni dedicate a questo amato cibo, che spaziano dai classici napoletani a brani più eccentrici e internazionali. Questo articolo esplora la storia e la varietà delle canzoni sulla pizza, offrendo un viaggio musicale attraverso le diverse interpretazioni di questo piatto iconico.
Le Radici Napoletane: Un Inno alla Tradizione
Il legame tra la pizza e la canzone napoletana è profondo e radicato. Già nel XVII secolo, si rintraccia la prima unione tra questi due elementi, con una villanella in un sonetto raccolto nella "Tiorba a taccone" di Felippo Sgruttendio de Scafato. Questo testo anonimo del XV secolo, intitolato "Famme la pizza", è un sonetto dedicato a una certa Cecca, che cantava affacciata alla finestra: "O bella, bella de le maiorane famme la pizza quanno fai lo pane!". Nel 1600 il testo fu inserito nel canzoniere La torba a taccone di Filippo Sgruttendio, ma circolava da tempo immemore. Da almeno due secoli aveva introdotto una connessione che ricorrerà spesso.
Nel corso dei secoli, la pizza è diventata un elemento fondamentale delle canzoni popolari napoletane, che narrano le cose più semplici della vita. Storie in canzoni come Michelemmà, Fenesta che lucive, Cicerenella e Lo guarracino. La pizza non fa eccezione.
Ma quando è che la pizza diventa il classico disco di pasta con pomodoro, mozzarella e basilico? Con i versi di Lo pizzajuolo de palazzo, si rende omaggio al celebre pizzaiolo Pietro Colicchio, il quale aveva una pizzeria nel vico S. Che sfogliate! Nel 1870 diventa proprietario della pizzeria Raffaele Esposito, famoso pizzaiolo per aver realizzato la regina di tutte le pizze, quella che oggi è definita la pizza per antonomasia: la pizza “tricolore”, fatta di verde basilico, rosso pomodoro e bianco mozzarella. Il celebre Salvatore di Giacomo, goloso e buongustaio, faceva tappa fissa dalla taverna Pallino, al Corso Vittorio Emanuele, nella quale incontrava Benedetto Croce, Ferdinando Russo ed Eduardo Scarfoglio.
"'A Pizza": L'Inno Nazionalpopolare
La canzone più celebre dedicata alla pizza napoletana è senza dubbio "'A pizza", presentata al Festival di Napoli del 1966 da Aurelio Fierro in coppia con Giorgio Gaber. Il testo, scritto dal milanese Alberto Testa, è un inno nazionalpopolare alla pizza, a Napoli e alla sua lingua.
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Protagonista della canzone, dal ritmo allegro e travolgente, è proprio la pizza, un monumento della napoletanità. L'innamorato offre ogni cosa alla sua bella: un brillante di 15 carati, un cefalo arrosto, una torta alta 5 piani al matrimonio… N’è niente da fare, lei vuole soltanto la pizza!
Dopo aver portato questa canzone in tutto il mondo, perfino in Giappone, Fierro aprì una pizzeria chiamata Ma tu vulive ‘a pizza a Santa Maria La Nova, ispirata al refrain della sua hit.
Altre Canzoni Napoletane: Un Repertorio Ricco e Variegato
Il repertorio di canzoni napoletane dedicate alla pizza è vasto e variegato. Tra i brani più noti, spicca "'A pizza c’ ‘a pummarola", resa celebre da Domenico Modugno nel film "Lazzarella" del 1957, dove interpretava il pizzaiolo Mimì. Nel film il pizzaiolo Mimì, interpretato da Modugno, canta ‘A pizza c’à pummarola mentre si destreggia tra farina, salsa e mozzarella dietro il bancone. L’aglio, l’uoglio e ‘o ciceniello ‘e mare. Proprio questa dichiarazione di ‘a pizza è Napule rende tutto più magico. La pizza e la canzone napoletana uniscono non solo sul grande schermo, ma anche al di fuori di esso. Molti studiosi hanno dedicato parte del loro tempo a individuare la stretta unione tra la pizza e la canzone napoletana, come Tommaso Esposito, il quale ha dedicato parte del suo lavoro in Pizza.
Giovanni Capurro e Salvatore Gambardella composero nel 1896 "'O pizzaiuolo nuovo", magnificando l’abilità di un pizzaiolo e inserendo precise indicazioni per rintracciare la sua pizzeria: "’O principio d’ ‘o Cavone, addò steva ‘o pastaiuolo. Llà sta ‘o capo pizzaiuolo, nun putite mai sbaglià". Sempre nel 1896 fu anche pubblicata ‘O pizzaiuolo viecchio, una canzone a dispetto di Peppino Bozzoni e Gaetano Scognamiglio. A dispetto perché voleva essere una presa in giro del brano di Capurro e Gambardella. Il testo, infatti, lo fa capire bene. “Viene a ccà ca te cunzuole, lassa ‘o fummo e piglia arrusto, ‘nfaccia ‘o viecchio pizzaiuolo nun ce sta chi ‘o pò passà!!!”. Fumo uguale nuovo pizzaiolo, sostanza uguale vecchio pizzaiolo.
Anche E.A. Mario si fece ispirare dalla pizza, componendo nel 1947 "'A canzona d’ ‘a pizza" di Giuseppe Garofalo e nel 1948 "'A pizza c’ ‘o segreto". Raffaele Viviani, con la sua "'O pizzaiuolo", rispecchia il realismo popolare e drammatico del suo stile, raccontando la storia di un pizzaiolo che gira per i vicoli con il ruoto delle pizze in testa, suscitando il desiderio di chi non può permetterselo.
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Pino Daniele: Un Messaggio Sociale Attraverso la Pizza
Pino Daniele, cantautore napoletano, ha utilizzato la pizza come simbolo per lanciare messaggi precisi e tutt'altro che leggeri. La sua "Fatte ‘na pizza" non è celebrativa o oleografica, ma un invito a "lievete ‘o sfizio" e a trovare un momento di spensieratezza di fronte alle difficoltà della vita. “Fatte ‘na pizza lievete ‘o sfizio. Mafia che brutta bestia e c’hai ragione. E tutt’altro che leggeri. “Fatte ‘na pizza lievete ‘o sfizio. Mafia che brutta bestia e c’hai ragione.
Oltre Napoli: La Pizza Conquista il Mondo della Musica
La pizza ha varcato i confini napoletani e italiani, ispirando artisti di tutto il mondo a dedicarle canzoni. Joe Dolce, noto per il tormentone "Shaddap You Face", ha continuato a giocare la carta dell'immigrato italiano con il rock'n'roll scatenato di "Pizza Pizza". I Gaylords, gruppo vocale pre-rock'n'roll di Detroit, hanno inciso "Patzo For Pizza", un oscuro stornello cantato in un inglese stentato con accento italiano e mandolini a profusione.
I Wirtschaftswunder, collettivo internazionale della Neue Deutsche Welle, hanno creato "Pizza", un pastiche tra tedesco e italiano con un tiro funk farlocco e suoni di tastiera da cartone animato. Avenida 29 ha prodotto "It's Pizza Time", un brano italo disco dimenticato e rarissimo, mentre Blanco Panna ha realizzato "We Love Pizza", un esempio di bubblegum dance made in Italy con mandolini sintetizzati.
I Pizza Kids hanno sfornato "We Like Pizza", roboante produzione tedesca anni 2000 con bambini che cantano ossessivamente i loro ingredienti preferiti sulla pizza. Gli Oliver Onions, autori della colonna sonora del film "Cenerentola '80", hanno inciso "Pizza", brano cantato e ballato nella pizzeria del padre napoletano.
I Pizza Boys hanno creato "Oh Le Le", un brano dance anni 2000 con un testo ripetitivo e nonsense che sembra scritto da un bambino cresciuto nel ristorante italiano di un paesino sperduto. André van Duin ha interpretato "Pizza Lied (Effe Wachte…)", una personale ode umoristica alla pizza con retrogusto da Oktoberfest.
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Gli Enge Buren hanno realizzato "Pizza Calzone (Se bastasse una canzone)", una parodia d'amore dedicata al calzone sulle note della celeberrima "Se bastasse una canzone" di Eros Ramazzotti. Gli Höhner hanno creato "Pizza Wundaba", una marcetta carnevalesca con un pasticcio di italiano "crucchizzato" e coloniese.
Granny Turtleman ha confezionato "Pizza From Italia", un disco-schlager per i turisti austriaci durante i viaggi in autobus verso le spiagge della Riviera Romagnola. Andy Luotto ha inciso "Pizza fritt", un torrido funk napoletano che gioca con gli stereotipi americani, e "Eat la Pizza Pie", goliardata cantata in un siparietto indimenticabile a Quelli della notte.
Lasse Holm ha decantato non solo la pizza ma anche un po’ tutta la cucina italiana nella sua iconica "Cannelloni Macaroni (Pizzeria Fantasia)".
Altre Canzoni Italiane a Tema Cibo: Un "Menu Degustazione" Acustico
La pizza non è l'unico cibo ad aver ispirato i cantanti italiani. Esiste un vero e proprio "menu degustazione" acustico di brani dedicati a maccheroni, pizza e champagne.
Rita Pavone ha celebrato la "Viva la pappa col pomodoro", inno alla rivolta dei ragazzi contro le autorità scolastiche. Nino Ferrer ha dedicato "Il baccalà" al merluzzo sotto sale, descrivendo le prelibatezze preparate per una gita fuori porta. Peppino di Capri ha cantato "Champagne", brano iconico su un amore clandestino all'ombra di un calice di champagne.
Mina ha interpretato "Ma Che Bontà", filastrocca prodotta nell'era delle DOP che racconta la storia di una signora milanese alle prese con la sua incompetenza culinaria. Paolo Conte ha dedicato "Un gelato al limon" alla moglie Egle, ambientando la scena durante un'estate rovente in città.
Patty Pravo ha partecipato al Festivalbar 1985 con "Menù", brano che utilizza immagini mutuate dal mondo gastronomico per sottolineare l'importanza di godere appieno delle delizie della vita. Marisa Laurito ha portato a Sanremo 1989 "Il babà è una cosa seria", elenco di cavalli di battaglia della cucina partenopea elevando il dolce inzuppato nel rum a principio fondamentale del mondo.
Fabrizio de André, insieme a Ivano Fossati, ha composto "'Â çímma", brano in lingua genovese che dipinge poeticamente la realizzazione della ricetta tipica ligure, enfatizzando il suo aspetto rituale. Ornella Vanoni ha cantato "Rossetto e cioccolato", brano malizioso che unisce eros e cibo in un dolcissimo gioco di seduzione.
Bugo ha raccontato la sua esperienza in fabbrica con "Pasta Al Burro", simbolo culinario di un momento di difficoltà. Samuele Bersani ha svelato il suo universo lirico con "La soggettività del pollo arrosto", posando il proprio sguardo visionario su un pollo arrosto all'interno di una rosticceria. Lucio Vario ha dedicato "A mè me piac a Nutella" alla crema alla nocciola più famosa del mondo, facendosi portatore delle istanze dei ragazzini sovrappeso della sua età.
Tommaso Esposito e il Suo "Viaggio Nella Canzone Napoletana"
Un contributo fondamentale alla riscoperta e alla valorizzazione delle canzoni sulla pizza è stato dato da Tommaso Esposito, fine gastronomo e cultore delle tradizioni gastronomiche napoletane. La sua antologia intitolata semplicemente ‘a Pizza, un cd di Enzo e Floriana con un elegante e prezioso libro di accompagnamento.
Nel volumetto, edito da L’arca e l’arco per il Museo di Pulcinella di Acerra (pagg. 195, euro 20) e corredato di un cd, si ipotizza una storia minima dell’alimento-simbolo della città porosa e, nello stesso tempo, della sua melodia popolare. Retorica ed oleografia sono spazzati dalla comprensione di operare su immagini e suoni che sono bandiere di una comunità troppe volte tradita dalla sua stessa iconografia.
Non ci sono grandi - nel senso di belle - canzoni sulla pizza, e nel cd le orchestrazioni jazzate di Enzo Sirletti e la voce sensuale di Floriana D’Andrea seguono la narrazione del libro, privilegiando un repertorio sconosciuto, se non quasi inedito, che inizia dallo Sgruttendio («Famme la pizza», prima metà del Seicento, frammento messo in musica dallo stesso Sirletti) per arrivare sino alla celebre «’A pizza» con cui Aurelio Fierro e Giorgio Gaber conquistarono il secondo posto al Festival di Napoli del 1966.
Esposito - un cognome perfetto per restare nella leggenda partenopea - segue il filo rosso - color filetto di pomodoro, si intende - che collega i brani scelti per raccontare come oggetto di versi e canzoni fossero le cronache quotidiane, e, quindi, inevitabilmente, quel divino pasto che oggi diremmo glocal fast food.
La Pizza: Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità
Il riconoscimento dell'"Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano" come patrimonio culturale immateriale dell'umanità da parte dell'UNESCO nel 2017 ha consacrato la pizza come simbolo dell'identità culturale italiana. Questo riconoscimento ha contribuito a rafforzare il legame tra la pizza e la canzone napoletana, celebrando un'arte che si tramanda di generazione in generazione.