Dici "Carpaccio" e subito viene in mente il raffinato antipasto, preparato con sottili fette di carne o pesce condite con olio e scaglie di formaggio grana. Tuttavia, questo articolo vuole celebrare Vittore Carpaccio, il pittore veneziano che ha ispirato il nome del celebre piatto. Ma qual è il legame tra l'artista e la creazione culinaria?
Le origini e la formazione di un pittore veneziano
La famiglia degli Scarpazo risiedeva a Venezia, nell'isola di Mazzorbo, vicino a Torcello, fin dal XIII secolo. Vittore Carpaccio assorbì la cultura pittorica del suo tempo, attingendo ispirazione da maestri come Antonello da Messina, Giovanni Bellini e Alvise Vivarini, oltre a subire un notevole influsso dalle opere fiamminghe.
Contemporaneo di figure del calibro di Giovanni e Gentile Bellini, Alvise Vivarini, Antonello da Messina, Giorgione, Tintoretto e Tiziano, Carpaccio non godette della stessa fortuna critica. Visse in un'epoca in cui Venezia esprimeva alcuni dei più grandi talenti pittorici di tutti i tempi, e negli ultimi anni della sua vita fu relegato in secondo piano, accettando commissioni da piccoli centri intorno a Venezia.
La maggior parte delle sue opere si trova oggi all'Accademia e alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia.
Narrativa, vedutismo e fede: le caratteristiche dell'arte di Carpaccio
La pittura di Carpaccio è indubbiamente figurativa, anche se l'uso di questo termine può apparire anacronistico, essendo stato coniato molto più tardi, nel XIX secolo. Carpaccio fu un pittore narrativo, vedutista e figurativo, animato da una profonda fede religiosa.
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Un esempio emblematico è "Il Sogno di Sant'Orsola", che richiama misteriosamente il "Sogno di Costantino" di Piero della Francesca, conservato ad Arezzo nella Chiesa di San Francesco.
La fama postuma: tra arte e gastronomia
Ogni pittore aspira alla gloria eterna fin dal momento in cui impugna per la prima volta un pennello. Il successo si raggiunge attraverso le proprie opere, ma la fama di alcuni artisti è giunta in modo inaspettato, legandosi alla cucina. È il caso di Vittore Carpaccio, la cui notorietà è legata al piatto a lui intitolato, il "carpaccio", creato a Venezia da Giuseppe Cipriani, fondatore dell'Harry's Bar.
Cipriani, personaggio eclettico e dotato di grande intuizione, inventò anche il Bellini, un cocktail a base di prosecco e pesche bianche, diffuso in tutto il mondo. Il carpaccio, inizialmente accolto con tiepidezza, conobbe un successo tale da essere imitato in tutto il mondo.
La ricetta originale prevedeva sottili fette di manzo crudo accompagnate da una salsa maionese aromatizzata con Worcestershire sauce, limone e altri ingredienti. La presentazione era semplice, senza insalate o verdure di guarnizione, per esaltare il sapore delicato della carne cruda. Cipriani versava la salsa sulla carne in modo da ricordare le opere astratte di Kandinsky.
La ricetta attuale del carpaccio è più simile alla "carne all'albese" piemontese, preparata con carne di manzo cruda condita con tartufo, olio extravergine di oliva e limone. Nonostante le differenze, l'abitudine acquisita ha portato a confondere le due ricette.
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Oggi il carpaccio viene servito come antipasto o secondo piatto, con le fette di carne adagiate su un letto di radicchio misto o rucola, guarnito con funghi, carciofi o sedano, e condito con scaglie di parmigiano, olio, sale, pepe e qualche goccia di limone.
Il successo di questa versione ha portato alla creazione di "carpaccio" di pesce e verdure, fino ad arrivare al carpaccio di frutta.
Il riconoscimento internazionale e le mostre dedicate
Le opere di Vittore Carpaccio sono note al pubblico anglofono grazie agli elogi di John Ruskin e Henry James. Ruskin utilizzò espressioni come "eccellenza e supremazia" per descrivere la sua arte. Tuttavia, come spesso accade, "nemo profeta in patria". L'ultima mostra dedicata a Vittore Carpaccio a Venezia risale al 1963.
Si dice che Giuseppe Cipriani abbia ideato il suo "carpaccio" proprio in quel periodo, ispirandosi al colore rosso intenso tipico della tavolozza di Carpaccio. Secondo Wikipedia, l'ispirazione provenne da un dettaglio de "La predica di Santo Stefano" conservato al Louvre.
Dopo essere stato associato per lungo tempo alla carne cruda, Carpaccio sta vivendo una riscoperta intellettuale grazie alla prima mostra dedicata all'artista negli Stati Uniti e alla riapertura degli spazi di Palazzo Ducale a Venezia per ospitare le sue opere.
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La mostra "Vittore Carpaccio: Master Storyteller of Renaissance Venice", curata da Peter Humfrey, è stata presentata alla National Gallery of Art di Washington DC e sarà visibile a Palazzo Ducale a Venezia fino al 18 giugno 2023.
L'umorismo e la tenerezza nelle opere di Carpaccio
I dipinti di Vittore Carpaccio sono spesso caratterizzati da un brillante e piacevole senso dell'umorismo. Un esempio è "Due dame su un balcone" al Museo Correr, uno dei capolavori più amati da Ruskin. Dopo il restauro degli anni '90, il dipinto è stato riconosciuto come la parte inferiore di "Caccia in laguna", conservato al Getty Museum di Los Angeles.
I due dipinti, probabilmente i pannelli laterali di una porta pieghevole, mostrano due scene in contrasto umoristico. Mentre alcuni nobili si divertono a cacciare anatre nella laguna, in competizione con i cormorani, le due dame sono a casa, annoiate, intrattenendo un pappagallo, una coppia di colombe, un pavone e due cani.
Oltre all'allegoria dell'amore coniugale, il dipinto suscita curiosità su cosa potesse mostrare il lato sinistro della porta: altri bambini, altri animali o una tavola imbandita vuota?
Nei dipinti di Carpaccio si notano spesso gesti teneri, soprattutto nei confronti dei santi, che appaiono come persone reali con un grande senso di umanità. Un esempio è "Sant'Agostino nello studio" alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni. Sant'Agostino è raffigurato mentre scrive una lettera a San Girolamo sulla gloria delle anime beate che godono della gloria di Gesù Cristo. In quel momento, un raggio di luce annuncia la morte di Girolamo a Betlemme e lo rimprovera per la sua arroganza intellettuale.
Dettagli, moda e riferimenti culturali: un'arte da scoprire lentamente
L'arte di Carpaccio è ricca di dettagli, riferimenti alla moda, tessuti preziosi, stampa di libri, architettura e scultura rinascimentale. Un esempio è il ciclo dedicato alla Vergine Maria nella Scuola degli Albanesi, di cui tre opere sono conservate al Museo Ca' d'Oro di Venezia.
In un'epoca di distrazioni, Carpaccio ci insegna a godere l'arte lentamente e a discernere il significato nei piccoli dettagli. L'accuratezza dei suoi dipinti ci invita a rallentare e a scoprire particolari che non avevamo notato.
Che dire de "La visione del priore Francesco Ottobon" o del "Sogno di Sant'Orsola" alle Gallerie dell'Accademia? Nel "Sogno di Sant'Orsola", l'interno della chiesa di Sant'Antonio di Castello appare con un forte realismo, includendo ex voto dei lavoratori dell'Arsenale, candele di cera e modelli di navi. Si vede anche un dipinto che Carpaccio stesso dipinse per la stessa chiesa per conto del Patriarca Antonio Contarini.
Carpaccio ha dipinto il subconscio della psiche come uno spazio per l'epifania di Dio, offrendo spunti per Sigmund Freud e per noi.
San Paolo Apostolo: un'opera tarda di profonda espressività
La mostra "Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni", aperta a Palazzo Ducale fino al 18 giugno, offre l'occasione di ammirare l'ultima stagione pittorica di Carpaccio, documentata da un'opera straordinaria: il "San Paolo apostolo", firmato e datato 1520, proveniente dalla Chiesa di San Domenico a Chioggia.
La tensione nella figura imponente del Santo raggiunge il culmine nel volto segnato e cotto dal sole, carico di una nuova e realistica espressività. L'iconografia, interessante e inedita nel repertorio di questo Santo, è stata analizzata da Augusto Gentili nel catalogo della mostra.
Paolo, collocato in un prato fiorito ma attraversato dagli aridi sentieri della vita virtuosa, si presenta con i consueti attributi del libro e della spada. Il libro è aperto e la pagina riporta due versetti della lettera ai Galati (2, 20: "Vivo ego jam non ego vivit vero in me Christus"; 6, 17: "Stigmata Jesu Christi in corpore meo porto"), interpretati con il dettaglio del crocifisso piantato nel cuore di Paolo.
Il dipinto rimanda all'impegno dei domenicani per rivendicare per Paolo le stimmate, creando un precedente "giuridico" per quelle presunte di Caterina da Siena. Il "processo castellano", che negli anni 1411-1416 avviò il percorso di canonizzazione di Caterina, si tenne nel convento dei domenicani osservanti di San Domenico di Castello a Venezia.
Il nodo della questione risiede nella distinzione tra il ricevere le stimmate (Francesco) e il portarle (Paolo e Caterina), e tra la visibilità e l'invisibilità delle stesse.
È possibile che il "San Paolo" di Carpaccio si trovasse in origine a San Domenico di Castello, e che passasse poi a San Domenico di Chioggia, entrambi presidi dell'osservanza domenicana.