Dolci Sguardi Profumi: Un'Analisi del Significato Attraverso Baudelaire e l'Arte della Profumeria

La complessa relazione tra percezione sensoriale, emozione e memoria è un tema ricorrente nell'arte e nella letteratura. L'espressione "dolci sguardi profumi" evoca immediatamente un universo di sensazioni intrecciate, dove la vista, l'olfatto e le emozioni si fondono in un'esperienza sinestetica. Per esplorare a fondo il significato di questa espressione, ci immergeremo nell'opera di Charles Baudelaire, in particolare nella sua poesia "Corrispondenze", considerata un manifesto del Simbolismo, e nell'arte della profumeria, che cerca di catturare e comunicare emozioni attraverso gli odori.

Le Corrispondenze di Baudelaire: Un Manifesto Sinestetico

"Le Corrispondenze" di Charles Baudelaire è una poesia fondamentale per comprendere la sensibilità simbolista e la sua concezione della realtà. Scritta nel 1857 e inclusa nella raccolta "I fiori del male", questa lirica dischiude un mondo di sinestesie, di odori, profumi, colori che rivelano legami occulti tra le cose.

Nel primo verso, Baudelaire paragona la natura a un tempio, un luogo sacro in cui "pilastri viventi" sussurrano parole incerte. Questa metafora introduce l'idea di una natura come entità viva e parlante, capace di comunicare significati nascosti a chi sa ascoltare. L'essere umano, d'altro canto, è descritto come colui che "passa" attraverso questa foresta di simboli, suggerendo la sua condizione di viandante effimero in un mondo denso di significati.

La seconda quartina introduce il concetto chiave delle "corrispondenze", echi misteriosi che collegano le diverse sfere sensoriali. Baudelaire sottolinea la difficoltà di interpretare questi legami occulti, suggerendo che il poeta (e il lettore) può intuirli, ma fatica a comprenderli appieno.

La musicalità della lirica è un elemento essenziale, intessuta di allitterazioni, riprese e assonanze che creano un'atmosfera di suggestione e mistero. La corrispondenza non si limita alla sinestesia di odori, profumi, sapori e percezioni tattili e visive, ma si estende a una dimensione metafisica. Un profumo fresco può ricordare la pelle morbida di un bambino e, allo stesso tempo, evocare il suono dolce di un oboe.

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Nel finale, le corrispondenze raggiungono l'apice dell'aderenza metafisica, collegando oggetti materiali e qualità morali. I profumi diventano "ricchi, corrotti, trionfanti", incarnando la complessità e la contraddittorietà dell'esperienza umana.

Per Baudelaire, il poeta è una figura sacra, un interprete del mondo e della vita stessa. Come un oracolo, il poeta veggente è in grado di intuire e identificare le segrete corrispondenze nascoste nella realtà, pagando però lo scotto dello Spleen, l'angoscia esistenziale che lo affligge.

Le parole, quindi, diventano un'estensione del mondo sensibile, un'arte magica capace di raccontare ciò che sta al di là della superficie, ciò che non si vede ma che innegabilmente esiste. Il passaggio dal buio alla luce, dalla foresta oscura dei simboli a un Eden luminoso, rappresenta la capacità della poesia di rivelare la bellezza e la verità nascoste nella realtà.

L'Arte della Profumeria: Catturare Emozioni in Fragranze

L'arte della profumeria condivide con la poesia di Baudelaire l'obiettivo di esplorare e comunicare la complessità dell'esperienza umana attraverso i sensi. I profumieri, come i poeti, cercano di catturare emozioni, ricordi e sensazioni in composizioni olfattive che evocano mondi interiori e connessioni nascoste.

Meo Fusciuni, un marchio italiano indipendente, incarna questa filosofia. Nato dalla definizione artistica del profumo come memoria olfattiva, Fusciuni crea fragranze che rimandano a momenti di vita vissuta attraverso gli odori, in una collezione emozionante e unica. La sua visione olfattiva è quella di un artista nomade e moderno, che mescola ingredienti e suggestioni per creare profumi che raccontano storie e suscitano emozioni.

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Fusciuni stesso afferma: "Prima la piramide poetica, poi quella olfattiva, è questo il mio pensiero, l'odore prima del profumo, la poesia prima della molecola". Questa affermazione sottolinea l'importanza dell'emozione e della narrazione nella creazione di un profumo, che deve essere prima di tutto un'esperienza poetica e sensoriale.

Ogni profumo di Meo Fusciuni è un viaggio, un'esplorazione di luoghi, persone e ricordi. "Little song" evoca "il cortile della quiete", "lo spazio angusto" dove la parola non basta più, dove la neve non cade più e nessuno agita più tutto. Il primo profumo del marchio nasce a Istanbul, nella Porta d'Oriente, un luogo ricco di magia, nostalgia e sacralità.

Le note olfattive si fondono per creare un corpo triplice: base, cuore e testa. La memoria si apre verso l'oriente, verso una porta dove il mondo terreno e spirituale si incontrano, dove lo sguardo è amaro e speziato.

"Ciavuru d'amuri", un altro profumo della collezione, nasce in Sicilia, terra d'origine di Fusciuni. Questo profumo è un omaggio all'infanzia, alla giovinezza, alle madri e alla madre terra. Evoca i profumi delle donne, l'incenso, i fichi rubati dai muri diroccati, le feste in chiesa.

Fusciuni descrive "Ciavuru d'amuri" come un profumo che racchiude le memorie olfattive della sua Sicilia, portando nel suo corpo odoroso ciò che di più forte riconosce nel profumo della sua terra, come il neonato nei suoi primi momenti di vita, la pelle della madre, del suo seno.

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"Vi è e vi è" è un profumo che esplora l'immaginario del non trovarsi, del perdersi e del decifrare il significato solo lontano da quel luogo. Fusciuni cerca di dare un odore a questo legame invisibile tra luoghi lontanissimi, trovando un cuore fiorito nella foresta, ascoltando l'animale parlare, vedendo la fine del giorno, scoprendo segni odorosi del passato e ritrovando il significato nella sua terra.

"Encore du temps" è una dedica d'amore, un fiore caduto in una tazza di tè. Questo profumo nasce da un viaggio in Laos, dove Fusciuni ha compreso l'amore senza tempo tra due persone. Evoca un lento film in bianco e nero, un tè che sembra non finire mai, un fiore di Osmanthus che galleggia tra i vortici della tazza.

Le note di Bergamotto e Mandarino aprono il cammino verso il cuore, una tela bianca cosparsa di Tè verde su cui poggia l'Osmanthus, caldo, voluttuoso e fruttato. Il fiore di Champaca e la Magnolia completano questa composizione olfattiva, evocando l'Asia e le passeggiate tra le foreste.

"Varanasi" è ispirato a un viaggio in India e racconta il legame profondo dell'amicizia e della condivisione del viaggio. Varanasi è un luogo non luogo, sacro e profano, dove l'incontro tra gli 'odori - profumi' è contrastante e magnetico. Questo profumo cattura le sfumature odorose di questo luogo, immaginando l'acqua che scorre nelle viscere della terra, toccando le radici di ogni cosa e nutrendo l'anima.

Il Ruolo dei Sensi Carnali: Gusto, Olfatto e Tatto

Per comprendere appieno il significato di "dolci sguardi profumi", è fondamentale esplorare il ruolo dei sensi "carnali" - gusto, olfatto e tatto - nelle esperienze sensoriali ed emotive. Questi sensi, spesso sottovalutati rispetto alla vista e all'udito, sono in realtà i più intimi e coinvolgenti, capaci di evocare ricordi, emozioni e sensazioni profonde.

Come sottolinea Rosalia Cavalieri nel suo saggio "Al bacio", il cibo e l'eros sono due fonti di piacere indissolubilmente connesse da analogie che vanno ben oltre il significato metaforico. Il verbo "consumare" si riferisce sia al matrimonio sia al pasto, e il termine "appetito" denota tanto la sensazione che accompagna il bisogno di alimentarsi, quanto la tendenza naturale ad appagare desideri fisici e in ispecie sessuali.

I piaceri del palato e quelli dell'amore condividono la porta d'ingresso, la bocca, che ci è stata data per mangiare, per sussurrare parole dolci e anche per baciare. Il cibo e le parole sono potenti armi seduttive impiegate per accendere la passione, e mangiare insieme è già di per sé un'attività erotica (o sensuale) quando tra i commensali comincia ad aleggiare una certa affinità chimica.

Olfatto, gusto e tatto sono i sensi più "carnali", i più edonistici e perciò anche i più erotici tanto a tavola quanto nella vita amorosa. Sono i sensi lungamente sottovalutati dalla filosofia e dalla ricerca scientifica proprio per quel coinvolgimento con gli appetiti e con le emozioni che li caratterizza come sensi voluttuosi e concupiscenti.

Straordinari collanti sociali, cibo e sessualità condividono perciò anche il fatto di essere le uniche fonti di piacere sinestetico, quelle cioè che catturano tutta la nostra sensorialità e si diffondono in tutto il corpo, contribuendo in modo per nulla banale al raggiungimento di quel vivere felice verso il quale abbiamo una vocazione innata.

L'uomo, "il superlativo vivente del sensualismo", ha saputo elevare la sensazione, subordinata negli altri animali alla sopravvivenza, a fonte di puro godimento estetico, di piacere fine a se stesso. Come osserva Ludwig Feuerbach, "volete migliorare gli uomini - fateli felici; volete farli felici, allora andate alle sorgenti di ogni felicità, di ogni gioia - ai sensi".

La stretta sintonia tra mangiare e procreare, tra gusto e sessualità, le esperienze che meglio definiscono il piacere di vivere e che, come per gli altri animali, riescono essenziali per la sopravvivenza degli individui e per la conservazione delle specie. Tuttavia il godimento che gli animali umani traggono dalla soddisfazione degli appetiti alimentari e di quelli sessuali è assai diverso da quello provato dalle altre specie animali.

Tanto nel procreare quanto nel mangiare, la distanza che separa la necessità animale legata alla sopravvivenza dal desiderio umano che trascende l'impellenza fisiologica si palesa nella conversione dell'appetito naturale in un "appetito di lusso" finalizzato al puro piacere.

Se gli altri animali si accoppiano solo nella fase dell'"estro", mangiano solo quando hanno fame e bevono solo quando hanno sete e non sono inclini a produrre e a elaborare il cibo che consumano, gli animali umani hanno trasformato queste due attività riconducibili al "bisogno" naturale in due manifestazioni tipiche della cultura loro propria: l'erotismo, ovvero le varie forme in cui, indipendentemente dalla procreazione, si manifesta l'attrazione amorosa verso qualcuno (o qualcosa), e la gastronomia, ovvero l'arte del saper mangiare e del saper apprezzare il piacere che ne consegue, un piacere che solo negli animali umani è accompagnato da consapevolezza.

Sempre alla ricerca di gratificazione del palato alternative a quelle offerte dalla natura e desideroso di prolungare i piaceri del palato e quelli sessuali, "l'uomo - osserva Roland Barthes nella sua Lettura della Fisiologia del gusto di Brillat-Savarin - deve mettere in scena, per così dire, il lusso del desiderio, amoroso o gastronomico che sia".

La consapevolezza che accompagna e precede questo piacere, anche nella scelta di cosa mangiare, di come mangiarlo e della compagnia con cui condividerlo, una consapevolezza che accresce e reduplica il piacere stesso di consumare un cibo, è un altro aspetto che ci differenzia dagli altri animali.

E se il senso del gusto è quello che ci procura il maggior numero di piaceri ciò si deve anche al fatto che "nel mangiare proviamo un benessere particolare e indefinibile, nascente dall'istintiva certezza che, col fatto di mangiare, compensiamo le perdite subite e prolunghiamo la nostra esistenza".

Addirittura possiamo trarre piacere persino dal dolore: e questo sia quando consumiamo certi cibi molto piccanti come il peperoncino o il wasabi, oppure i superalcolici, sia quando consumiamo esperienze sessuali al limite del masochismo per accrescere il godimento o per trovare nuovi stimoli. Ciò vuol dire che "per un essere umano mangiare non è solo un piacere sensoriale e una necessità biologica, è un atto carico di significato".

La sensazione di godimento che accompagna i nostri appetiti più carnali è legata infatti anche al linguaggio e alle parole che la esprimono e la arricchiscono. Uno dei più grandi godimenti della tavola sta proprio nel mangiare discutendo di ciò che si mangia, nel commentare un piatto, i suoi profumi, i suoi sapori e la sua consistenza, nell'indovinare i singoli ingredienti, insomma nella gioia di apprezzarlo, e di celebrarlo: e prima ancora, nell'eccitante impulso a concepirlo e a realizzarlo.

Nella convivialità "il piacere di un sapore - scrive l'antropologo sensoriale David Le Breton - si accentua se qualcuno ne parla in modo da risvegliare negli altri una sensazione simile alla sua. La narrazione di un pasto lo prolunga per altre vie, ne fa risorgere i sapori nell'immaginazione".

Il cibo ben raccontato, non è solo un vero e proprio esercizio sensoriale ma è anche un complesso compito cognitivo che ridesta l'appetito di chi ascolta o legge: "il segno evoca le delizie del suo referente nel momento stesso in cui ne traccia l'essenza".

Il piacere di mangiare insieme e di conversare piacevolmente a tavola consolida rapporti amorosi, d'amicizia, d'affari o intellettuali, raffina l'esercizio del gustare; e in certi casi la condivisione del godimento procurato dal cibo è la sola forma di erotismo che sopravvive tra due vecchi amanti.

Il convito amoroso, come quello gastronomico, chiama a raccolta tutti i nostri sensi. La vista in primo luogo, attraverso l'aspetto fisico, i primi ammiccamenti, la complicità degli sguardi, la concupiscenza degli occhi e quindi dei desideri. E il cibo, come l'erotismo, si gode anzitutto con gli occhi, che ne apprezzano i colori e la presentazione nei piatti.

Poi è la volta dell'olfatto: come i piaceri del palato vengono anticipati dai profumi inebrianti del cibo, tali da renderlo irresistibile, così nell'attrazione amorosa gli odori indiscreti sono un ingrediente essenziale che rende inconfondibili, suscitando estasi e rapimento, e nell'uno come nell'altro caso stimolando il "consumo" oppure suscitando repulsione e fastidio.

Sinestesia: La Fusione dei Sensi

La sinestesia, la fusione di diverse modalità sensoriali, è un elemento chiave per comprendere il significato di "dolci sguardi profumi". La sinestesia non è solo una figura retorica, ma una vera e propria esperienza percettiva che permette di cogliere connessioni nascoste tra i sensi.

Come abbiamo visto nell'analisi della poesia "Corrispondenze" di Baudelaire, la sinestesia è uno dei principi fondamentali del Simbolismo, che cerca di andare oltre la semplice descrizione della realtà per cogliere le sue dimensioni più nascoste e misteriose.

La sinestesia permette di associare sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse, come il suono e il colore, o il profumo e la luce. In Baudelaire, questa mescolanza di sensazioni diventa un modo per esprimere la profonda interconnessione tra i diversi aspetti della realtà.

Le sinestesie sono utilizzate da Baudelaire non solo come strumento espressivo, ma anche come veicolo per esprimere il suo concetto di unità del mondo. Per il poeta, la realtà non è frammentata, ma è composta da una serie di corrispondenze tra il mondo fisico e quello spirituale, tra le sensazioni e le emozioni. La sinestesia diventa così un modo per suggerire che dietro la varietà delle percezioni sensoriali si nasconda una verità più profonda accessibile solo a chi possiede la sensibilità necessaria per coglierla.

La fusione dei sensi rappresenta anche la capacità del poeta di andare oltre i limiti della percezione ordinaria e di accedere a una visione del mondo che è al tempo stesso più ricca e più complessa. In "Corrispondenze", Baudelaire dimostra che la poesia può diventare un mezzo per trascendere la realtà materiale e per cogliere le corrispondenze segrete che uniscono tutte le cose.

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