La storia di Panini Modena è un racconto di successo imprenditoriale, passione collezionistica e un legame indissolubile con la città di Modena. Dalla piccola edicola all'impero delle figurine, fino alla creazione di un museo unico nel suo genere, Panini ha lasciato un segno indelebile nella cultura popolare italiana e internazionale.
Gli Inizi: Un'Edicola e un'Intuizione Geniale
Tutto ebbe inizio nel 1961, quando quattro fratelli, Giuseppe, Benito, Umberto e Franco Panini, proprietari di un piccolo chiosco ereditato dalla madre Olga, decisero di iniziare a produrre e vendere la prima edizione delle figurine dei calciatori. L'avvicinamento al mercato editoriale era iniziato nel 1945, quando Olga acquistò un'edicola nel centro della città. Con il passare degli anni, l'attività crebbe, e vide in prima linea Giuseppe e Benito, mentre Franco, pur impiegato in banca, continuava a dare il suo contributo, legato principalmente ai conti. Umberto, appassionato di meccanica, era emigrato in Sud America.
Nel 1960, Benito e Giuseppe ebbero l'intuizione di vendere a coppia, in una bustina e per 10 lire, un vecchio lotto di figurine di calciatori della Nannina Editore. Le bustine andarono subito a ruba e, nel gennaio 1961, Giuseppe fondò la Panini Editrice, stampando il primo album per la raccolta. Il successo fu immediato.
Benito spedì al fratello Umberto, emigrato in Venezuela, due figurine e un biglietto che recitava: "Torna. L'America è qui!". Umberto abbandonò così l'America e tornò in patria.
L'Album dei Calciatori: Un Appuntamento Fisso
Il successo di vendite fu strepitoso e i fratelli Panini si resero conto di aver fatto centro. Ora però dovevano organizzarsi e il tempo era tiranno. L'album dei calciatori divenne subito un appuntamento fisso per tutti gli appassionati. Le bustine dei calciatori si vendevano a milioni in tutta Italia.
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Nell'album tutti i club erano in ordine alfabetico e per ognuno, oltre ad alcuni dati essenziali, veniva riportato lo stemma, un'immagine della squadra al completo, i migliori piazzamenti e c'erano 13 figurine, gli undici titolari di ogni squadra più due rincalzi. Una caratteristica di quell'album era che tutti coloro che avessero consegnato 100 figurine con la scritta "valida" al loro rivenditore avrebbero ricevuto in regalo un pallone, questa volta di cuoio: un vero pallone da calcio.
L'Invenzione della Fifimatic e l'Ascesa Industriale
All'inizio, la produzione delle figurine era un processo essenzialmente manuale: la colla era mescolata con una pala e le figurine venivano imbustate a mano. Nel 1965 venne inaugurato il nuovo stabilimento produttivo a Modena in viale Emilio Po, e in pochi anni la produzione artigianale si era trasformata in un prodotto industriale. Umberto, rientrato dal Venezuela, inventò la Fifimatic, la macchina protagonista dell'imbustamento delle figurine.
Diversificazione e Internazionalizzazione
Un po' spinti da una notizia che li aveva infastiditi, ma anche per abbassare il rischio d'impresa, i fratelli Panini decisero di diversificare la produzione. Gli album e le figurine dei calciatori si vendevano soprattutto a ridosso del Natale e nei mesi immediatamente successivi, poi arrivava la primavera, il campionato finiva e i macchinari dell'azienda restavano fermi.
Dal momento che a protestare con il direttore di una scuola piemontese per far vietare le figurine fu una professoressa di geografia, i Panini si inventarono una nuova collezione: Bandiere di tutto il mondo. Quella raccolta non ebbe il successo di quella dedicata ai calciatori ma fu il primo di una serie di prodotti che si aggiunsero negli anni. Nel 1965 apparve la raccolta Animali di tutto il mondo, e poi Aerei e missili di tutti i tempi, nel 1966 la raccolta La Terra, dedicata alle bellezze del nostro pianeta, seguita da Italia Patria Nostra, dedicata alle bellezze del nostro paese, nel 1967 la raccolta Uomini illustri. Nel 1970, in occasione del centenario della breccia di Porta Pia, fu pubblicata una raccolta dedicata ai personaggi del Risorgimento, che ebbe anch'essa un notevole successo.
Negli anni Settanta cominciò anche l'internazionalizzazione dell'azienda. Si iniziò con la Jugoslavia, un paese comunista, ma fuori dall'orbita sovietica. Gli jugoslavi erano interessati alle figurine ma soprattutto a quelle di tipo didattico, poi fu la volta dell'Egitto dove la passione per il calcio era molto diffusa. Nei principali paesi europei, Francia, Germania e Regno Unito, la Panini aprì proprie filiali e anche lì le figurine dei calciatori ebbero un successo strepitoso. In Belgio, dove lo sport più popolare era il ciclismo, fu lanciato un album, intitolato Sprint, dedicato agli assi delle due ruote. Poi iniziò la conquista dell'America.
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Collaborazioni di Successo con la RAI
Nel 1972 la RAI lanciò uno sceneggiato intitolato Le avventure di Pinocchio con un cast di prim'ordine. Nino Manfredi interpretava Geppetto, Gina Lollobrigida la Fata Turchina e la coppia Franco Franchi e Ciccio Ingrassia il Gatto e la Volpe. Ai fratelli Panini venne in mente di fare un album ispirato a quella serie televisiva ma con una piccola innovazione. La televisione all'epoca era in bianco e nero e come avrebbero fatto gli spettatori ad ammirare, per esempio, i capelli turchini della fata turchina? Semplice, bastava riprodurre le figurine a colori dello sceneggiato. L'idea piacque subito e il progetto decollò. Il successo fu clamoroso. Ci guadagnarono sia la RAI che la Panini. Pubblicità per gli uni e fatturati per i secondi. Qualche anno dopo l'operazione fu ripetuta con un altro sceneggiato di grande successo, Sandokan il pirata della Malesia, tratto dai racconti di Emilio Salgari e interpretato da Kabir Bedi.
Il Logo Iconico di Carlo Parola
Qualche anno dopo, nel 1965, a Giuseppe Panini venne un'idea. All'epoca ancora non si sapeva cosa fosse un "brand" e non si parlava nemmeno di logo, ma il concetto nella testa di quell'imprenditore modenese era chiaro. Ci voleva un'immagine che caratterizzasse, che distinguesse le figurine Panini, che le rendesse immediatamente riconoscibili, ci voleva qualcosa che colpisse l'immaginario di qualunque appassionato di calcio. Si ricordava di aver visto alcuni anni prima, su una rivista sportiva che si intitolava "Calcio Illustrato", l'immagine di una mirabile rovesciata fatta, nel 1950, da Carlo Parola, mitico difensore della Juventus e della Nazionale.
Cessione e Futuro
Verso la fine degli anni Ottanta i fratelli Panini si resero conto che erano giunti a un momento di svolta. Gli affari andavano ancora bene ma il mondo stava cambiando, inoltre si poneva il problema del ricambio generazionale. Nel 1986 era morto uno dei fratelli, Benito, e gli altri comunque cominciavano a invecchiare. Il passaggio generazionale in un'azienda familiare è sempre un momento estremamente delicato, soprattutto in una famiglia molto numerosa come quella Panini. Potevano sorgere conflitti, litigi, diatribe che mettevano a rischio il futuro dell'azienda. Prevalse un'altra decisione, quella di vendere. Vendere quando si è al vertice del successo è sempre una strategia furba. Molti sono convinti che si debba vendere quando si è con l'acqua alla gola, ma quello è il momento peggiore: il potere contrattuale è minimo.
Panini Oggi
Oggi Panini è un gruppo internazionale, vale 2 miliardi di euro, conta 1000 dipendenti, fattura 536 milioni di euro e produce 6 miliardi di figurine all'anno per 50 collezioni lanciate. Infine, importanti investimenti hanno fatto sì che Panini diventasse il quarto editore in Europa nel settore ragazzi. Nel 2021 la società vende i suoi prodotti in circa 125 Paesi nel mondo e conta circa mille dipendenti, di cui la maggior parte, 450, impiegati nella sede centrale, a Modena. Panini produce molte serie di figurine collezionabili oltre a quelle dei calciatori. Ogni anno in media vengono lanciate 50 diverse collezioni, molto varie fra loro.
Dati Chiave di Panini Oggi
| Dato | Valore |
|---|---|
| Valore del Gruppo | 2 miliardi di euro |
| Dipendenti | 1000 |
| Fatturato | 536 milioni di euro |
| Figurine Prodotte all'Anno | 6 miliardi |
| Collezioni Lanciate all'Anno | 50 |
Il Museo della Figurina
Il più ricco insieme esistente a livello mondiale di figurine e materiali affini a partire dalla prima metà dell'Ottocento sino al presente divenne museo nel 1992 per volontà di Giuseppe Panini, fondatore dell'omonima industria grafica (1961), che devolve al Comune di Modena l'intera sua raccolta formata con l'intento di ripercorrere storia e sviluppo di questo "materiale" pubblicitario, formato da figurine e da materiale affine, oggetto nel tempo di un intenso interesse collezionistico. Ora il museo è gestito da AGO.
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Il patrimonio del Museo è costituito da circa 500.00 esemplari, di cui solo una parte in mostra. Fra questi figurano nuclei di grande rarità come le serie Liebig, edite fra il 1873 e il 1975 dall'omonima società produttrice dell'estratto di carne; questo gruppo comprende i bozzetti, le prove di stampa e le pietre litografiche. Migliaia sono poi le figurine dei grandi magazzini parigini "Au Bon Marché" e di altre aziende produttrici, le cigarettes cards ottocentesche statunitensi, le scatole di fiammiferi, le carte di caramelle, i calendarietti da barbiere ed altre rarità che, nel complesso, rappresentano un insostituibile archivio documentario per la storia della grafica e della comunicazione pubblicitaria.
La raccolta del museo riunisce accanto alle figurine propriamente dette, materiali affini per tecnica e funzione: piccole stampe antiche, scatole di fiammiferi, bolli chiudilettera, carta moneta, menu, calendarietti, album pubblicati dalle ditte per raccogliere le serie o creati per passatempo dai collezionisti seguendo solamente il proprio gusto estetico e la propria fantasia e molti altri materiali ancora.
Si accede alla sala espositiva salendo al secondo piano di Palazzo Santa Margherita, dopo aver attraversato un suggestivo “tunnel delle meraviglie”. Lo spazio è allestito con sei espositori, concepiti come grandi album da sfogliare, grazie agli otto sportelli laterali estraibili.
Le Sezioni del Museo
La sala espositiva è allestita con sei 'armadi' espositori, concepiti come album da sfogliare, ognuno dedicato ad un tema specifico:
- Gli antecedenti: la ricorrenza di temi iconografici dalle stampe antiche alla figurina contemporanea.
- La cromolitografia: l’invenzione della cromolitografia e il procedimento di stampa dal bozzetto alla figurina.
- La nascita e la diffusione: dall’esordio francese della figurina nella seconda metà dell’Ottocento sino all’avventura italiana dei concorsi a premio negli anni Trenta del XX secolo.
- La Liebig: la collezione storica più famosa del mondo.
- Non solo figurine: cigarette cards, calendarietti, bolli chiudilettera, menu, segnaposto, etichette d’albergo e altre collezioni minori.
- La figurina moderna: le figurine sportive e gli album dal secondo dopoguerra.
A ogni espositore corrisponde un tema specifico correlato agli altri, ma in sé completo, scandito da stampe e oggetti originali, per un totale di 2.500 pezzi, parte del patrimonio del museo, costituito da circa 500.000 esemplari di figurine e materiali affini. Il visitatore può trovare così un inedito punto di vista sulla storia e il costume degli ultimi 150 anni.
Accanto all'esposizione permanente, una vetrina di 12 metri ospita le mostre temporanee, dedicate ad argomenti sempre diversi: dalla fantascienza alla réclame, dai miti astrologici alla biodiversità, dalle fiabe agli habitat animali. Ogni mostra presenta centinaia di figurine, proiettate anche sul maxi schermo della sala e accompagnate da testi di approfondimento.
La Sede Storica e il Ricordo
L'edicola, di proprietà della famiglia Panini, è vuota da quando l'attività è stata spostata in un'altra sede. È intenzione della famiglia, in accordo con il Comune, ricordare con una installazione la storia della famiglia cominciata lì. Dopo una prima ipotesi che prevedeva una scultura di bambini, vista anche la perplessità della Soprintendenza, la famiglia ha preferito virare su una targa con una scritta, che sarà collocata nella prima colonna del portico vicino al Duomo.