Giorgio Celiberti è un artista che accoglie con un sorriso chiunque visiti il suo studio, un luogo colmo di opere catalogate con cura. La sua arte è un'esplorazione profonda della condizione umana, un dialogo tra tradizione e modernità, sacro e profano, che si manifesta attraverso una varietà di materiali e tecniche.
L'Atelier di Celiberti: Un Ritrovo Quotidiano
Celiberti si reca nel suo studio ogni giorno alle 10:30, portando con sé il pranzo al sacco, e vi rimane fino a sera, dedicandosi alla pittura e alla progettazione di eventi. Il suo studio è un luogo di incontro, dove amici e clienti si fermano per scambiare idee e condividere momenti di vita. L'artista parla con amore di Venezia e Parigi, città in cui si è sentito particolarmente integrato.
Un Filo Conduttore tra Diversità di Tecniche e Materiali
Ogni tema affrontato da Celiberti ha le proprie esigenze, e il suo lavoro è un atto istintivo, non studiato. L'opera viene elaborata in un secondo momento, condizionata dai tempi e dalle idee. La materia ha un ruolo primario nelle sue opere, e l'artista predilige materiali forti. L'affresco e le malte che incide gli danno la sensazione di una verità profonda. Per Celiberti, il materiale è fondamentale, e preferisce quelli più forti e pesanti.
Simbiosi tra Tradizione e Modernità, Sacro e Profano
Nelle opere di Celiberti si registra una costante simbiosi fra tradizione e modernità e fra sacro e profano, in una maniera non conflittuale. Questo connubio non è pianificato, ma sorge spontaneamente nell’atto creativo. Celiberti si definisce un'anima pacifista, una persona semplice e diretta, e di conseguenza, dalle sue opere emergono la vita, l’amore e l’amicizia in maniera incondizionata e priva di mediazioni.
Il Legame con la Cultura della Sua Terra
Celiberti ha vissuto tanti anni e in una moltitudine di posti diversi; per lui il mondo non ha frontiere e i suoi sentimenti sono immutabili. Nel frattempo, rimane sempre la stessa persona umile. Il suo legame con la cultura della sua terra è forte e resiste alle contaminazioni cosmopolite a livello artistico e culturale.
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L'Arte in Spazi Alternativi: Un Dialogo con il Pubblico
Celiberti tenta di inserire le sue opere in spazi alternativi a quelli museali, in diretto contatto con il pubblico, che in questo caso risulta disomogeneo, casuale e non sempre informato. Il suo visitatore-interlocutore è un uomo senza un’identità precisa e quindi le sue opere possono dialogare ovunque e con chiunque senza nessuna distinzione. La sua arte non è pianificata, ma cerca di condividere le cose profonde, vissute.
La Missione di Sensibilizzazione e di Educazione
Celiberti espone spesso in spazi emblematici, tutti con un valore simbolico che ricalca memorie storiche traumatiche e conflittuali. In questo caso la sua techne ha una missione di sensibilizzazione e di educazione. La sua arte ha subìto una mutazione radicale quando ha visitato Terezin. Tutto nasce dalla sua visita al campo di concentramento, dove sono morti cinquemila bambini ebrei; è da lì che la sua arte ha preso una strada indirizzata esclusivamente verso una ricerca intima ed esistenziale, verso la salvezza. Si tratta di uno sbalzo drammatico in cui il perdono e l’amore hanno seguito e sconfitto la morte e il dolore.
L'Arte come Bisogno Intimo e Forza Dinamica
L’arte, per Giorgio Celiberti, è un bisogno intimo, una forza dinamica, un flusso costante che estrinseca le percezioni dell’artista. La sua ricerca estetica si focalizza sul concetto di conflitto come atto psichico complesso e profondo. La sua arte è un mezzo potente di espressione e di provocazione, tesa a catturare il fruitore per raggiungere insieme a lui la catarsi. La sua capacità di captare nuovi stimoli, tradotti in diversi stili, metodi di composizione e forme, riflette una rivitalizzazione intrinseca in grado di coinvolgere il pubblico e di trasmettere emozioni e stati d’animo.
L'Arte Modernista e la Difficoltà di Rappresentare il Tragico
Celiberti sa che l’arte modernista, di per sé, esemplifica un drammatico cambiamento di stile, reso necessario dalla difficoltà che le forme del passato incontrano nel rappresentare il tragico sconvolgimento sociale che cambia drasticamente. Egli non si fa intrappolare nella concettualizzazione e nel riconoscimento ontologico delle opere d’arte, ma naviga liberamente tra diverse forme intersecate dell’informale; respinge le dimensioni metaforiche della rappresentatività rivolgendosi piuttosto verso forme originali attraverso movimenti, segni e colori che si trasformano in suoni e gridi silenziosi in cerca di risposte.
Opere come Entità Mutevoli Impegnate in una Riflessione Esistenziale
Le sue opere sono entità mutevoli impegnate in una riflessione esistenziale, psicologica ed emotiva e nel contempo portatrici di testimonianze storiche e culturali. Elementi costanti nel suo operato sono la variabilità e la convergenza a livello tecnico, stilistico e formale. Usa svariati materiali, spesso di recupero, tra cui legno, vetro, cemento, metalli, ceramica e carta per creare opere con varie tecniche come affreschi, sculture, opere su carta, su tavola spesso riciclata, ma anche serigrafie e litografie; altrettanto diversificate sono le sedi espositive, che spaziano da siti archeologici a strade e piazze cittadine, da palazzi museali aperti al grande pubblico a sale esclusive e riservate a pochi - come il caso della sala VIP dell’aeroporto di Venezia - confermando così la sua apertura al dialogo con un pubblico variegato.
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Il Ritorno alla Physis: Un Cammino Lineare
Tale percorso artistico, ricco di sfaccettature rese attraverso diversi stilemi e tecniche espressive, è in realtà un cammino lineare che ha come obbiettivo il liberatorio ritorno alla physis. L’artista si concentra sulla materia informe che allude a una disarmonia esistenziale; usa il dinamismo del gesto e il mondo dei segni e dei simboli - questi ultimi usati non in chiave allegorica, ma come un “medium” comunicativo e di ricerca per agire sulla coscienza e raggiungere la salvezza. Non crea idoli di realtà, ma entità interattive attraverso segni tracciati con vigore su materiali ruvidi. Con la sua pittura ricerca forze originali attraverso il colore, usato non più come tale, ma come puro elemento materico.
Un Linguaggio Criptico per una Ricerca Comune
Facendo tesoro delle sue contaminazioni artistiche e culturali, raccolte nel tempo in giro per il mondo, genera un linguaggio proprio, carico di archetipi e di segni, un linguaggio criptico indirizzato al fruitore, invitandolo a decodificare, interpretare ed analizzare il messaggio trasmesso. Si tratta di un invito ad una ricerca comune verso la conoscenza della psiche e dell’inconscio collettivo, dove il pubblico passa dallo stato di fruitore a quello di interagente, mutando la sua identità passiva in attiva.
Il Primitivismo di Celiberti: Alla Ricerca dell'Anthropos Incontaminato
Se volessimo indicare un denominatore comune nel lungo operato di Celiberti, lo troveremmo nel concetto di primitivismo, nella ricerca dell’archè, spaziando dalle figure smaterializzate ai simboli del mondo medievale, dalle maschere africane alle figure arcaiche raccolte dai nativi americani, fino ai cuori strappati a Terezin, che battono ancora nelle sue pitture, lasciando gocciolare il loro sangue ancora fresco. Il suo primitivismo, privo di sapore esotico, prescinde da culture, epoche ed etnie, e risale al concetto di anthropos nella sua dimensione incontaminata, un interlocutore capace di rilevare la psiche umana.
Andrea Campi: Un Paralello Esistenziale
La storia di Andrea Campi, un giovane avvocato coinvolto in un turbine di eventi e incontri che investe la sua routine, spazzandone via certezze ed equilibri, offre un interessante parallelo con la ricerca artistica di Celiberti. Entrambi, seppur in contesti diversi, si trovano a fare i conti con la propria esistenza e a cercare un significato più profondo nella vita. Andrea, tra un privato sempre più a rotoli e la catastrofe lavorativa incombente, arriva a confrontarsi con la sua vita, l'unica professione per la quale non ha mai sostenuto un colloquio.
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